Cultura e Spettacoli

Uno per uno uguale ideologia. Se la matematica dà i numeri

La scrittrice Chiara Valerio, formazione scientifica, prova a darci una lezione intellettuale. Ma i conti non tornano...

Uno per uno uguale ideologia. Se la matematica dà i numeri

Dovete sapere che io non mi perdo mai un libro murgiano. Non solo quelli scritti dalla Murgia, ma quelli murgiani in generale, e siccome ho visto la Murgia che sponsorizzava su Instagram l'ultimo libro di Chiara Valerio sono corso a comprarlo, e ho fatto bene, è murgissimo. È pubblicato da Einaudi nelle stessa collana dove la Murgia ha pubblicato il suo libro con il fascistometro, e si intitola La matematica è politica, un titolo talmente privo di senso che ti viene voglia di leggerlo subito. Dovete sapere anzitutto che Chiara Valerio ha studiato matematica. Se avesse studiato da ferroviera avrebbe scritto che i treni sono politica, se avesse studiato ginecologia avrebbe detto che una vagina è politica, quindi ci sta.

Dovete sapere anche che Chiara Valerio è intelligente, lo dice lei a ogni capitolo. Un capitolo inizia dicendo: «Mi considero un eccellente prodotto della scuola italiana». All'inizio di un altro capitolo puntualizza che «come donna ho avuto un trattamento diverso da altre donne perché, avendo fatto matematica, è indubbio che sia almeno intelligente». Chi potrebbe mai metterlo in dubbio, dico io, ha studiato matematica. Chiara Valerio una specie di Einstein, solo che siccome la relatività l'ha già fatta Einstein, lei si è ridotta a essere Chiara Valerio, bisogna capirla.

Ma il librino offre delle perle, ma delle perle, che sono concentrati di neuroni. Ci sono dei consigli pratici di vita che solo all'intelligenza della Valerio potevano venire in mente, o alla Murgia se avesse studiato matematica, tipo: «Sedersi a svolgere un esercizio di matematica è un gesto di protesta nei confronti del presente, che sia urgenza percepita o stasi di forza maggiore, perché studiare matematica significa riprendersi il tempo». Se volete protestare contro il presente, per urgenza percepita o stasi di forza maggiore, vi mettete a fare una divisione su un foglietto e tutto si risolve. Fantastico.

Con la matematica si può anche meditare. Tutti lo possono fare, senza bisogno di andare in India e ritrovare se stessi come fanno tanti. Ma come? «La matematica - disciplina estremamente economica a cui tutti possiamo accedere perché si insegna nelle scuole di ogni ordine e grado si rivela, a osservarla come prassi, e non solo come teoria, una forma di meditazione, di etica e un esercizio sulla verità in un mondo in cui il corpo è sottoposto a inedite limitazioni. Presenza, soggetto senza corpo». Se riuscite a farla diventare una prassi, non solo una teoria, un soggetto senza corpo, se mentre siete sull'autobus ripassate le tabelline per esempio, potete anche voi diventare come la Valerio, e un giorno scrivere un libro così.

Ma questo è solo l'inizio. Perché a scuola bisogna insegnare più matematica, per iniziare a riflettere sulle biciclette. «Ecco, la scuola dovrebbe mantenere la cultura, dovrebbe ribadire che la bicicletta con certe ruote quadrate su una certa superficie a gradini è come la bicicletta con le ruote tonde in piano, e che, apparenza a parte, i principi fisici sono gli stessi e che meraviglia, miracolo, numero e spettacolo sono appunto le ragioni della somiglianza, e dunque che le cose distanti possono essere simili e che le persone che ci appaiono estranee (e non abbiamo lasciato attraccare alle nostre coste, per esempio) invece ci assomigliano». Non ci avete capito niente? Non avete l'intelligenza della Valerio. Non sono bravo in matematica come la Valerio ma credo comunque che il senso sia dare ai migranti delle biciclette con le ruote quadrate, farli pedalare su delle scale e così tutti capiscono e il razzismo sparisce.

Questo formidabile saggio parla anche di gastronomia legata alla pandemia. La Valerio dice «vorrei continuare a pensare ai pipistrelli come ai fratelli di Batman. E invece non riesco a figurarmeli se non come cibo. Quando penso ai pipistrelli, li penso cotti. È possibile, mi chiedo camminando intorno al tavolo, che un supereroe come Batman - non un vero supereroe, per carità, è solo ricco, il suo superpotere sono i soldi -, che il supereroe del capitalismo e dell'orfanità debba vedere associata la propria fortuna e la propria immagine a un piatto tipico?». Leggendo la Valerio ti stupisci perché è veramente troppo intelligente. Chi camminerebbe intorno a un tavolo pensando a un pipistrello cotto se non una col suo cervello? Qui è come Il capitale di Marx riscritto e cucinato da Antonino Cannavacciulo e ovviamente mangiato dalla Murgia. In sostanza Batman è il simbolo del capitalismo, e dunque «è giusto che Batman diventi un arrosto di pipistrello, proprio adesso che il capitalismo mostra le sue pecche e vede intaccata l'ultima risorsa naturale disponibile e a costo di produzione quasi zero: noi. Vorrei tanto assaporare il gusto di Batman». Avete capito bene, la Valerio vuole mangiarsi Batman, cioè il capitalismo, che ha prodotto il Covid-19, non tiene conto di quante pandemie siano state sconfitte dal capitalismo e dalla conseguente rivoluzione scientifica negli ultimi cento anni, sono dettagli, qui siamo oltre.

Se non avete trasformato la matematica in prassi e soggetto senza corpo, se non avete urgenze percepite o stasi di forza maggiore, se insomma non siete intelligenti e donne e murgiane come la Valerio non potete capire.

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