
nostro inviato a Vienna
La potenzialità del delicato rapporto tra economia e cultura, in Italia, è una delle più citate e meno sfruttate. Tutti ormai hanno capito che mostre, festival letterari, grandi eventi di teatro, cinema o musica, soprattutto in città d'arte medio-piccole, hanno un'importante ricaduta economica sul territorio, dal locale al nazionale. Il punto è trovare l'equilibrio tra qualità dell'offerta culturale e capacità di attrazione turistica. E qui ognuno ha la sua proposta.
Tra i tanti, un modello lo offre Treviso. Terra di canali, maestri del Rinascimento veneto, palazzi e Prosecco, la Marca Trevigiana ha scelto - con coraggio e i suoi rischi - un progetto di lunga prospettiva. I cui punti sono: un sindaco giovane, al primo mandato, Mario Conte - Lega Nord, 54% dei consensi e 100% di ambizione - che vuole portare Treviso a capitale italiana della Cultura nel 2021. Una collaborazione strettissima tra pubblico e privato (il Comune dà spazi e supporto mentre «Civita Tre Venezie», leader nel Triveneto nell'organizzazione di eventi culturali, che ha fra i soci Marsilio, mette tutto il rischio d'impresa). Il sostegno di partner internazionali. E un programma quadriennale di grandi eventi per valorizzare al massimo le eccellenze artistico-turistiche di un territorio molto più ricco di bellezze di quanto sappia esibire.
Tiramisù, osterie, i Bassano, ponte di Dante e marketing culturale spinto. A mezz'ora da Venezia, con osterie in cui si mangia dieci volte meglio, palazzi medievali e piazze rinascimentali, tra canali e colline Treviso punta su un turismo disincantato, di alta qualità, contro quello di massa, mordi-e-fuggi, di Rialto&Canal Grande. Due giorni fa il New York Times ha dedicato un lungo articolo alla bellezza del capoluogo della Marca, descrivendo Treviso come «un'oasi della porta accanto, in cui rifugiarsi nella cultura, per trovare un po' di tranquillità rispetto alla sempre più caotica Venezia» - immaginate due foto affiancate: il pacifico canale dei Buranelli da un parte e l'affollatissima piazza San Marco dall'altra: voi, cosa preferite? - mentre ieri, a Vienna, il sindaco di Treviso e la presidente di «Civita Tre Venezie» Emanuela Bassetti hanno mosso la prima pedina del nuovo Risiko di politica culturale. Ed ecco, presentate in anteprima, alcune delle opere che in autunno (dal 30 novembre per sei mesi) arriveranno a Treviso, dentro il Complesso di Santa Caterina, per la grande mostra Natura in posa con un gruppo di 50 capolavori provenienti dal Kunsthistorisches Museum, molti dei quali si vedranno per la prima volta in Europa fuori da Vienna. Costo un milione di euro, curata da Francesca Del Torre, Gerlinde Gruber e Sabine Pénot, la mostra esporrà opere del Cinque e Seicento: Francesco Bassano, Jan Brueghel, Pieter Claesz, Willem Claesz Heda, Jan Weenix, Gerad Dou, Gasparo Lopez dei Fiori, Evaristo Baschenis, Marten van Cleve... Mazzi di fiori, pesci, selvaggina, scene di mercato (meravigliose: le abbiamo viste in anteprima nelle sale del Kunsthistorisches), allegorie delle stagioni, Vanitas, perle, ma anche strumenti musicali e scientifici, armi, libri e gioielli... Oggetti di uso comune, illusioni prospettiche, il trascorrere del Tempo, la caducità della Bellezza, contemplazione religiosa e meditazione filosofica. È la società dei Paesi Bassi del '600, borghese e orgogliosa, commerciante e colta, fiorente e che ha paura di sfiorire... Ma è anche un pezzo d'Europa (l'Europa unita dall'arte, non dalle banche): un gusto e una moda che viaggiano dal Nord alla Francia, dalla Germania al Veneto. Così come il tema della natura morta e del trompe l'oeil attraversa secoli di pittura, da Giotto al '600 e oltre. Stilleven, Stilleben, Still-life...
Comincia la nuova stagione di Treviso-cultura, nel nome della vanitas, ma che vuole «restare»: con un progetto internazionale, legato al territorio (tramite i
Bassano) e alla contemporaneità (alle nature morte di Vienna saranno affiancate fotografie di maestri di oggi, come LaChapelle e Araki, scelte da Denis Curti). Funzionerà? Ci vediamo a Treviso, all'ex convento di Santa Caterina.
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