
Ci sono libri che si aprono come un varco nel tempo. Li sfogli e senti l'odore dell'erba bagnata, il rimbombo di un pallone calciato contro un muro, il fruscio delle bandiere in una sera d'estate. La storia del calcio azzurro in 50 ritratti di Marino Bartoletti (Gallucci) non è solo un libro: è un album di respiri, di urla, di silenzi sospesi prima di un rigore. È la memoria collettiva di un popolo che ha imparato a riconoscersi in una maglia.
Bartoletti non compila una lista, non mette in fila date e trofei. Traccia un mosaico fatto di volti, gesti, attese. Cinquanta storie che sono cinquanta luci accese nella stessa notte. Alcune brillano ancora forti: Meazza che si sistema il ciuffo prima di calciare, Rivera che vede spazi dove gli altri vedono ostacoli, Paolo Rossi che in Spagna '82 riscrive il destino di un Paese intero. Altre hanno la dolcezza di un ricordo segreto: il giovane Buffon che gioca come se il tempo fosse elastico, Tardelli che urla il suo gol come un manifesto di libertà, Facchetti che resta cavaliere anche quando il calcio perde il suo onore.
In ogni ritratto c'è una cornice, un'aria, un colore. Bartoletti conosce il peso della maglia azzurra e sa che non è mai solo una questione di tecnica: è la somma di sacrifici, notti insonni, cadute e risalite. Racconta i campioni come uomini, con le loro ombre accanto alla luce. Ci sono le paure che precedono la gloria, la fatica che si nasconde dietro la grazia di un dribbling, la fragilità che rende eterna una vittoria.
Il tempo, in queste pagine, non scorre in linea retta. Un gol del '34 può convivere accanto a un abbraccio del 2006. Il lettore attraversa decenni senza accorgersene, guidato dal filo invisibile dell'emozione. È un viaggio dove le immagini si sovrappongono: il boato di Berlino 2006 si mescola al silenzio di Pasadena '94, le lacrime di Baggio scorrono accanto all'urlo di Grosso.
Bartoletti scrive come chi ha visto e ascoltato, ma anche come chi non ha mai smesso di sognare. Sa che il calcio azzurro è più di un gioco: è un rito laico che tiene insieme generazioni. È la domenica pomeriggio passata a guardare la tv con la famiglia, è il bar del paese che si svuota quando l'arbitro fischia l'inizio, è il cortile dove un bambino grida Azzurri! credendo di essere in finale.
Leggere questo libro è come sedersi accanto a un narratore di storie intorno a un fuoco. Ogni volto è una fiamma che illumina il buio, ogni racconto scalda il ricordo di chi c'era e accende l'immaginazione di chi verrà.
Non è un monumento di marmo: è una partita infinita che si gioca nella memoria.E quando arrivi all'ultima pagina, ti accorgi che quelle cinquanta maglie non sono appese in un museo. Sono lì, nel vento, pronte a tornare in campo ogni volta che la voce di un cronista grida: Campioni del mondo.