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Domani il Giro delle Fiandre con gli acuti dei "tre tenori"

Nella grande classica occhi puntati su Pogacar, Van Aert e Van der Poel

Domani il Giro delle Fiandre con gli acuti dei "tre tenori"

Non ci saranno Vingegaard, Roglic e Evenepoel, ma potremo rifarci gli occhi con i «tre tenori»: Pogacar (nella foto), Van Aert e Van der Poel. Tutto è pronto per il Giro delle Fiandre, per la corsa più bella del pianeta, badate bene non la più conosciuta, non la più vista, ma la più emozionante ed esaltante di tutte. Mettetevi comodi, prendete posto, ma non prendete impegni: domani si corre l'edizione numero 107 della «Ronde Van Vlaanderen», la corsa che chiude la «settimana santa» e questa corsa in Belgio è senz'altro religione.

Per i fiamminghi è la corsa delle corse, non c'è mondiale che tenga, ma questo è quello che pensano anche i corridori che saranno al via, ad incominciare dall'ultimo trionfatore Mathieu Van der Poel, il signore di Sanremo. Così come Wout Van Aert, il beniamino di casa, che dopo aver vinto ad Harelbeke e regalato a Laporte la Gand-Wevelgem spera nel colpaccio nella agognata «Ronde». E poi c'è lui, il terzo dei tenori, il numero uno del ciclismo mondiale, che corre sempre per vincere, con il sorriso di chi si diverte e il sorriso non lo smarrisce nemmeno quando perde: parliamo di Tadej Pogacar.

Abbiamo a che fare con una generazione di fenomeni, che non ha paura di osare, a costo di perdere tutto. Per loro c'è solo un credo: divertirsi per divertire. Provare a vincere e se questo non fosse possibile, amen, c'è subito un'altra gara. Pochi problemi, pochi patemi, poche tattiche: via a tutta. E noi tutti lì, ad aspettare il loro colpo, i loro primi movimenti, come quella bandana di pantaniana memoria che all'improvviso volava via dalla crapa pelata del Pirata e ancora abbiamo negli occhi, ancora abbiamo nel cuore.

Tutto è pronto per il Giro delle Fiandre numero 107, per la corsa che celebra un Paese, che celebra il ciclismo e che attende i «tre tenori» con i loro acuti.

Pazienza se l'Italia sarà lì a rincorrere per provare ad esserci (non ci sarà Bettiol); non è solo un problema nostro, ma di tutti.

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