Divise e sempre contrapposte per storia, politica e rivalità, ma Juventus e Inter hanno comunque qualcosa in comune: lesplosione dei rispettivi settori giovanili nellultimo decennio. Due fiori allocchiello creati facendo di necessità virtù. Perché con lavvento del fair play finanziario e ancor prima dei regolamenti Uefa che hanno imposto di avere nelle proprie rose giocatori provenienti dal vivaio, i due club gioco forza hanno dovuto adeguarsi. Il merito è quello di averlo fatto nel migliore dei modi. I risultati parlano chiaro: il Torneo di Viareggio dal 2002 in avanti è stato dominato da Juve e Inter: sei vittorie per la Signora e tre per i nerazzurri che però sono in vantaggio negli scudetti con due successi a uno negli ultimi dieci anni. Senza contare le coppe Italia e le supercoppe. Un trend confermato in questa stagione: a Torino hanno già festeggiato il Viareggio e si sono arresi solamente in finale alla Roma in coppa Italia. LInter invece domani si giocherà la Champions League dei giovani contro lAjax.
La crescente attenzione al vivaio è confermata non solo dalle vittorie, ma anche dallinesauribile formazione di talenti che poi hanno trovato spazio in serie A. Basti pensare che in questa stagione sono venti i giocatori di estrazione bianconera che militano nel massimo campionato e diciotto quelli provenienti dal settore giovanile nerazzurro. Se Marchisio e Balotelli rappresentano la massima espressione dellottimo lavoro svolto, al loro fianco e nella loro scia continuano a crescere ottimi giocatori. De Ceglie ha appena rinnovato il contratto con la Juventus e si è guadagnato la fiducia di Conte così come Marrone. Sullaltra sponda Faraoni e Obi (ma anche Crisetig) saranno parte integrante del processo di rinnovamento che lInter innescherà a fine stagione. E poi sparsi per la penisola ci sono i vari Giovinco e Destro, Acquafresca e Immobile. Senza dimenticare che Bonucci è cresciuto alla Pinetina e Nocerino a Torino.
La lungimiranza paga sempre anche se il modello Barcellona dove il passaggio dalla cantera alla prima squadra avviene in maniera naturale, quasi per osmosi, per ora è ancora irraggiungibile. Per questo motivo nello scorso autunno è tornata dattualità, proprio sulla spinta dei grandi club tra cui la Juventus, lidea di inserire nelle serie minori le squadre giovanili delle big. Lobiettivo è quello di rendere meno traumatico il salto dalla Primavera alla serie A e avere giocatori già pronti, da non dover far crescere ulteriormente in provincia.
Ma se non è automatico che un talento cresciuto in casa si confermi in prima squadra, è una certezza che diventerà una preziosa pedina di scambio nelle trattative per lacquisto di campioni. Infatti il solo pedigree bianconero o nerazzurro è garanzia per le società medio-piccole. E anche se non diventano campioni o non fanno fare affari, i giovani garantiscono soddisfazioni ad alta percentuale.
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