I MIGLIORI

S crive, scrive, Mourinho. Magari un giorno farà il giornalista, vista la verve. Ieri sera la sua penna si dev’essere consumata. Allenatore-scrittore, questa la prima impressione vedendolo seduto compostamente, non appollaiato come capita a tanti, sulla panca. Sicuramente la serata sarà stata istruttiva, il «non sono un pirla» avrà capito che aria tira nei nostri teatri d’opera pallonara. Inter in campo e sono stati fischi nello stadio chiamato olimpico, ma non tanto. Stankovic pronto ad entrare e sono stati altri fischi e insulti. Materazzi esce e sono stati i soliti cori per la mamma sua. Derby col Milan: una ninna nanna.
Abituati a vedere i nostri ruspanti, Ancelotti eternamente pacioso, Ranieri eternamente allibito, magari ripensando agli scatenamenti di Mancini o alle isteriche mossette di Arrigo Sacchi, avrà fatto colpo il suo immutabile sguardo di conquista. Anche quando Iaquinta ha fulminato Julio Cesar e riaperto una piaghetta interista. Certo, non poteva essere questo torneo di partite falsette un banco di prova anche per il suo «essere o non essere» uno come tanti o uno come tutti. Gli eterni esploratori dell’ovvio avranno intuito in quel profilo bronzeo che, di tanto in tanto, la televisione mandava in primo piano, qualcosa di assolutamente geniale, straordinario, impensabile.
Invece ci è parso che il miglior profilo di Mourinho non fosse proprio, e soltanto, un fatto estetico, ma un fatto pratico. Quando Materazzi l’ha abbandonato si è subito fidato di Cambiasso in difesa. Quando Iaquinta ha fulminato l’Inter, ha rimescolato attacco ed attaccanti a costo di far dispetto al povero Stankovic. Quando Balotelli era stanco o Cambiasso stava male contro il Milan, non ha lasciato tempo al tempo. Immediato, deciso, pronto a cambiar tutto (ma questo lo faceva anche Mancini), lo «specialone» ha canticchiato l’ennesimo ritornello al popol suo: qui conta vincere, o almeno non perdere, anche in questo calcio fasullo.


Eppoi, pensate allo smacco: pronti via nella prima partitella che conta nel personalissimo eterno campionato di casa nostra, dove valgono solo Milan, Inter e Juve, ed eccolo rimediare lo special one schiaffone dalla Juve, neppure si fosse rimasti al campionato scorso e allo stesso manico in panca. Guarda caso sberlone rifilato da Claudio Ranieri, quello che gli lasciò la panchina al Chelsea. E il derby ha aggiunto bruciore a bruciore. Se il buongiorno...

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