
Billy. Lo chiamavano tutti così. Era forse lo stopper più forte del mondo, alla fine degli anni '80. Stopper, nel calcio di allora, voleva dire difensore centrale addetto a fermare il centravanti avversario. Billy ne ha fermati tanti. In realtà si chiama Alessandro. Alessandro Costacurta, storico calciatore del Milan dal 1979 al 2007, con tanti record, tra gli altri quello di essere l'unico ad aver segnato un gol in serie A a più di 41 anni. Costacurta oggi di anni ne ha 59, è sposato con Martina Colombari e hanno un figlio ventenne.
Alessandro, la sua storia calcistica racconta un forte senso di appartenenza alla maglia. Cos'è il senso di appartenenza di cui oggi si parla molto?
"Il senso di appartenenza è un bisogno di lealtà, di rispetto. Ora i tempi sono cambiati e quel senso di appartenenza si è perso. Non è colpa di nessuno. È la società che è cambiata".
Lei non ha mai lasciato la maglia Milan...
"A trentacinque anni ho avuto un'offerta da una squadra americana. Era un'occasione. L'ho rifiutata".
Perché?
"Tutti dicevano: bravo, sei stato un grande, sei attaccato al Milan, tutta la carriera al Milan...".
E invece?
"È solo che volevo restare nella mia Milano, coi miei amici, con la mia famiglia, la mia fidanzata, i miei compagni di squadra: la mia comfort zone".
Se ne pente?
"Sì. È un mio rimpianto. Avrei fatto un'esperienza importante, sarei una persona diversa da quello che sono. Forse migliore".
Però dopo quel rifiuto ha vinto altre due Champions League...
"Vincerne cinque o vincerne tre non cambia molto".
Una qualità che si riconosce?
"La lealtà".
Un difetto?
"La mancanza di curiosità, di fantasia, di spirito d'avventura".
Quando si è accorto che sarebbe diventato un simbolo del Milan?
"Quando mi hanno dato la targa per le 400 presenze".
Si è sentito importante?
"Mi sentivo più importante quando salvavo un gol e aiutavo la squadra a vincere".
È vero che nel calcio è cambiata la mentalità?
"Io giocavo con 15 italiani ed eravamo la squadra più forte al mondo. Oggi mi pare che il Milan abbia un solo italiano titolare: Gabbia".
Con Sacchi come si è trovato?
"Arrigo Sacchi è stato il Leonardo del rinascimento del calcio italiano".
Poi la maglia azzurra...
"Io giocavo in Nazionale con Maldini, Nesta, Vieri, Baresi, Del Piero, Baggio, Walter Zenga in porta. C'erano i giocatori più forti del mondo. Oggi nella Nazionale chi potrebbe mai essere considerato tra i più forti al mondo? Forse solo Barella".
C'è un problema di generazione?
"Sì".
Come mai?
"Sono stato in Slovenia e mi chiedevo come potessero nascere tanti campioni in uno Stato così piccolo. Un allenatore di lì mi ha detto: Perché qui i ragazzini giocano per ore e ore e si sporcano col fango. Da voi no. Le magliette restano pulite. Forse ha ragione lui".
Che presidente è stato Berlusconi?
"Io ne ho avuto uno solo di presidente. Straordinario".
Mi racconta di lui?
"Berlusconi ha trasmesso a noi l'ambizione. È arrivato in un Milan che da anni andava male. La prima cosa che ci ha detto è stata: Voglio che diventiate la squadra più forte del mondo. Abbiamo pensato che fosse un matto. Poi è arrivato Sacchi e ci ha detto: Diventeremo la squadra più forte del mondo. E noi abbiamo pensato: due matti. Poi sono passati meno di due anni ed eravamo la squadra più forte del mondo. Ha capito chi era Berlusconi? Lui ci ha trasmesso questa voglia che poi è esplosa nei successi".
Un uomo speciale?
"Quanti uomini come lui ci sono stati sulla terra? Credo davvero pochi".
È vero che suo padre le disse: "Tu non sei Pelè ma tu puoi impedire a Pelè di fare gol"?
(Ride) "No, non me lo ricordo. Però la mentalità era esattamente quella".
Ha perso suo padre a 17 anni. Cosa ha rappresentato quella perdita?
"Una spinta. Paradossalmente mi ha costretto a pensare solo al calcio. Mi concentravo sul pallone. Non tornavo dall'allenamento fino a quando era buio per non tornare e trovare mia madre a piangere".
Chi è stato il suo maestro in campo e fuori?
"Franco Baresi. È stato un grande insegnante. Per me, per Paolo Maldini, per tanti altri".
Altri maestri?
"Fabio Capello".
La sua educazione in campo è sempre stata un tratto distintivo.
"Oggi tutto è diverso. Noi giocavamo il derby e con molti giocatori dell'Inter eravamo amici. Con Ferri, con Bergomi, con Zenga, con tanti altri avevamo giocato insieme alle giovanili, ci conoscevamo da anni. Se uno faceva fallo l'altro gli stringeva la mano, poi ci incontravamo al ristorante, in discoteca. Era diverso. Oggi la maggior parte dei giocatori sono stranieri, stanno qui due o tre anni e poi vanno via, c'è molta più estraneità. Io giocavo con persone che conoscevo, che stimavo".
Tutti?
"No, c'erano quelli che non sopportavo, ma non lo facevo notare...".
Lei conta 59 presenze in Nazionale. Cosa voleva dire la maglia azzurra?
"I momenti più belli della mia vita da calciatore. I tempi sono cambiati. Non capisco la scelta di Acerbi. Ma come? Noi tremavamo prima delle convocazioni. Quando non sono stato più convocato dopo il mondiale del '98 sono stato davvero male".
Si è arrabbiato con Zoff che l'aveva messa fuori?
"Ho compreso la scelta. Ma sono stato molto male".
Ora invece?
"Acerbi non ha avuto rispetto per i compagni di squadra. Avevano bisogno di lui. La squadra aveva bisogno di lui! Lo sai, no? E tu che fai? Dici di no per una questione di orgoglio? Ma che cosa fai?".
Con Gattuso ci ha giocato. Oggi è il nuovo CT della Nazionale. Cosa ne pensa?
"Scelta condivisibile. Se c'è una persona che può trasmettere valori di appartenenza ai ragazzi è Rino".
La sua felicità?
"Il primo bacio a mia moglie, la nascita di mio figlio".
Ritiene di essere stato un buon padre?
"Credo di essere stato un buon padre. Mio figlio ha delle fragilità. Ha avuto dei problemi, li ha superati e oggi è il ragazzo più bello del mondo".
Se le avessi fatto la stessa domanda un paio d'anni fa?
"Non le avrei dato la stessa risposta. Mio figlio ha attraversato un momento molto, molto difficile. Ci siamo aiutati uno con l'altro. Lui, io, mia moglie. Io in quei giorni ho scoperto la forza incredibile di mia moglie. Marti ha una capacità di protezione del figlio pazzesca. Ho capito che la donna per certe cose è un essere superiore.
Ha delle capacità incredibili. Senza di lei non so come avremmo fatto. Come si è presa cura del figlio, e anche di me... Io guardavo mia moglie e mi dicevo: Ma guarda questa donna cosa ha dentro!. Io ho avuto momenti terribili, lei un gigante!".