Brasile 2014

"Italia, fuori gli attributi. È la partita della mia vita"

"La tattica? Serve un senso patriottico come quello che ha l'Uruguay Balotelli e Immobile? Mai detto che non possono giocare insieme..."

"Italia, fuori gli attributi. È la partita della mia vita"

Nostro inviato a Natal

«Ganar o morir» non fa per noi. Lo ha scoperto perfino Prandelli, che fa il ct di questa nazionale e forse ha capito che la festosa diplomazia del “siamo tutti bravi e belli” non serve più. Ieri se n'è uscito con una frase che la dice tutta circa il grado di rabbia interiore. «E' inutile parlare di tattica, se poi non metti il carattere. Loro hanno un senso patriottico che noi non abbiamo». Loro sono gli uruguayani. Noi siamo noi tutti, squadra e nazione. Loro giocano con un senso della nazione, la maglia sta sul cuore. «Noi italiani amiamo la nazionale solo quando abbiamo grandi responsabilità». E questa è una concezione filosofico-prandelliana di non recente conio, ma di sicuro effetto nei momenti che contano. E oggi siamo al momento che conta. Ieri il ct si è fatto scortare da Pirlo, che ha il fisico del pensatore, barba compresa, e l'aplomb delle ore in cui si fa l'Italia o si va a casa. Appunto perché il “morir” non è filosoficamente contemplato. Prandelli ha preso le contromisure. E Pirlo non si è sorpreso di averlo sentito parlare così secco, come fosse eco dallo spogliatoio. Ma ha sottolineato che lui non si sente all'ultima partita della sua carriera in azzurro. «Perché giocare per questa maglia è la cosa più bella che possa capitare ad un giocatore».

E allora che dire di nuovo a un'Italia e alla sua Italia? Ieri pioggia tropicale su Natal, dunque meglio lasciar perdere i discorsi sulla temperatura. E Pirlo ne ha fatto un controcanto. «Macchè time out, niente alibi. Non ti cambia la vita se prendi mezzo minuto d'aria. Non ci devi pensare, non c'è tempo. Qui conta vincere e passare. Nemmeno giocare per un pareggio. Conta solo vedere un'Italia diversa rispetto a quella col Costarica. Dobbiamo imporre il gioco». Che poi è suggerimento e critica anche a se stesso.

Però la temperatura deve salire, non solo nell'aria. E dalle parole del ct ne sortisce una sintesi brutale: cari ragazzi, tirate fuori gli attributi. Poi certo la conferenza stampa esige un bello stile e allora suona così: «Devi essere determinato, come gli uruguayani, contano caratteristiche caratteriali, psicologiche e agonistiche. Se perdiamo un contrasto sarà perché loro sono bravi, non perché non ci siamo andati. Se ci attaccano bisogna avere forza e coraggio di ripartire e fare gol». Una volta lo chiamavano contropiede.

Ma qui non si parla di colonna vertebrale Juve, piuttosto che della coppia usa e getta sulla quale il ct ha fatto una precisazione. «Mai detto che Balotelli e Immobile non possono giocare insieme». Com'è brutto smentirsi, vero? In realtà aveva detto: «Non li vedo insieme, potrei provarci solo in caso di necessità». Dettagli perché non è questo il suo problema. Non c'è neppure preoccupazione sulle crepe difensive che il trio di Conte dovrà solidificare. No, qui c'è un discorso al carattere, alla forza interiore, alla testa, ai nervi che devono essere d'acciaio contro i provocatori uruguayani. Qui c'è tutto quello che non si è visto nella partita contro la Costarica e che, forse, è la reale spina che fa male al ct. Serve una risposta a queste domande: che squadra ho? Che uomini sono? Dove mi stanno portando? L'ultima risposta è quella che vale: «Questa è la partita più importante della mia carriera». Così scavalcando d'un colpo la finale europea contro la Spagna. Qui mi gioco la faccia, avrà pensato Prandelli che non ha voluto parlare di futuro sebben gli amici suoi credano anche ad una ritirata dalla panchina della nazionale.

E il presente è fatto di formazione da non svelare, di un leit motiv al quale credere. «Se, subito dopo il sorteggio, ci avessero detto che ci saremmo trovati a giocarci la qualificazione con due risultati su tre, avremmo tutti firmato». Vero, ma in certi casi incombe più l'idea di un fallimento che la consolazione dell'ultima chance. Come dice Pirlo, che ne ha già passate: «Uscire così sarebbe una grande delusione».

E nessuno può smentire.

Commenti