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Juve come prima più di prima. Non perdona, ma gli arbitri...

Bianconeri in rodaggio, vittoria sicura. Ancora un gol fantasma (il raddoppio di Pirlo) e un rigore fasullo sbagliato da Vidal

Juve come prima più di prima. Non perdona, ma gli arbitri...

La Juve ricomincia da dove ci aveva lasciati: squadra che non perdona, ma pronta a infilarsi nei tormentoni del calcio al veleno. Stavolta non per colpa sua, semmai hanno sbagliato gli arbitri (un rigore fasullo e un gol dubbio che però la tv accredita). Come si dice? Fa parte del gioco. Vedrete che Conte, almeno stavolta, farà silenzio e non per obblighi di squalifica. Ecco, se invece andiamo al gioco meglio ripassare. Squadra con qualche assente e in rodaggio. Come il Parma del resto. Squadra che ha saputo ritrovarsi correndo, correndo, sfruttando la sua forza fisica e l'asse Vidal-Asamoah. Juve bagnata e chissà mai il resto. Juve un po' ingolfata, questo sì. L'alluvione che, prima della partita, ha inzuppato gli spettatori, ha bagnato micce e idee per almeno mezz'ora.

Lo Juventus Stadium si era preparato forse a ben altra cornice. Ma qui c'era Conte nascosto in tribuna per i noti motivi. Buffon mischiato al pubblico a causa del suo ko muscolare. Del Piero chissà dove a guardare la televisione. Immaginate se si fosse presentato in tribuna: colpo di teatro spettacolare. Ma questo calcio non sa pensare altro che ai tormenti. Sei arbitri a dirigere e la prima decisione importante subito da quattro in pagella, la seconda da incertezza totale (gol-non gol di Pirlo per il 2-0: il portiere copre la palla). La prima che poi ha determinato la faccia del match: rigore per la Juve che lo era nella forma, non nella sostanza. Ovvero: Mirante in uscita ha agganciato il piede di Lichsteiner: dunque rigore. Ma il terzino juventino era in fuorigioco: dunque non rigore.

L'arbitro ha visto poco. L'arbitro di linea ha visto e deciso, sbagliando. Poi ha pensato il portiere a risolvere tutto e sminare la brutta figura: tiro di Vidal, parata del portierino scuola Juve. Con bel retroscena: in settimana aveva studiato i tiri di tre rigoristi tra cui Vidal e deciso, insieme con il suo allenatore dei portieri, di tuffarsi dalla parte contraria alla quale calcia, di solito, il cileno. E ci ha preso. Anche se il rigore sarebbe stato da ripetere, per l'anticipo dei movimenti di Mirante.
Eppure non tutti mali vengono per nuocere, perché da quel momento la Juve ha cambiato passo. Altra faccia, altra partita. Parma più sbarazzino, mezzora per metter un po' di isterismo alla difesa bianconera. Pochi brividi ma dai soliti speedy gonzalez: da una parte Biabiany che fugge come un topino che non si vuol far prendere. Dall'altra Pabon, Asprillino nuova formula made in Parma, colombiano pure lui, e come l'altro con il morbido correre e toccare di palla: infila gli spazi larghi della difesa juventina. Poi più niente o quasi. Parma sempre più compresso, difesa in affanno e per la Juve è stato il tempo dell'attesa: un po' di errori conclusivi di Vucinic e di Vidal, un gran rombare sulla sinistra da parte di Asamoah che a Torino, sponda granata, non aveva neppure giocato un secondo e qui, invece, ha ingranato marce alte finchè non ha servito a Lichtsteiner l'assist per il gol che ricalca quello dello scorso anno: palla di Pirlo in mezzo e taglio vincente del terzino. Stavolta è cambiato solo l'uomo assist.

Poi è stato un gioco da ragazzi per una squadra che non ha dimenticato lo spartito. Stavolta c'era in campo Giovinco al posto di Matri ma, francamente, così non serve. Ha cercato di fare, o strafare, eppoi tutto diventava acquetta. Interessante l'esperimento di Marrone alla Mascherano. Bonucci si è fatto subito riconoscere servendo a Pabon la prima palla pericolosa... per la Juve. Ma nel finale ha rimediato, evitando un gol di Valdez. Juve in attesa di Pirlo, ieri aveva giri bassi e barba folta. Nemmeno volesse attingere all'idea del pensatore eccellente. Storari e Mirante sono stati guastafeste per Biabiany e Vucinic. Il Parma anche stavolta, come l'anno scorso, ha fatto lo sparring partner, però regalando più solide sensazioni. Donadoni ha messo al silenzio Carrera che esagerava con i lamenti, ricordandogli che sono capaci tutti di chiagnere e fottere. E forse non era il caso.

Ieri sera più che mai.

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