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Sinner, Berrettini, Gimbo e Jacobs. È il coraggio di cambiare

Cambiare non è sempre necessario. Ma può far bene: nuovi stimoli, nuovi metodi di lavoro e nuovi consigli

Sinner, Berrettini, Gimbo e Jacobs. È il coraggio di cambiare

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Cambiare non è sempre necessario. Ma può far bene: nuovi stimoli, nuovi metodi di lavoro e nuovi consigli. Svuotare (o quasi) la testa dalle solite abitudini e perlustrare nuove strade: per migliorare, certo. È quello che ha fatto quasi due anni fa Sinner lasciando Piatti per affidarsi a Simone Vagnozzi e poco dopo al supercoach Darren Cahill. L'obiettivo era quello di crescere sul campo da tennis ma pure, come si è capito successivamente, di avere un approccio diverso all'intera professione. «Lo spingo a divertirsi, anche», ha dichiarato di recente l'australiano: e i risultati di oggi certificano la bontà di quella scelta anche perché i progressi sul campo (gioco più vario e maggiore resistenza fisica) sono sotto gli occhi. Come Sinner, dal cambiamento ha tratto profitto anche Gianmarco Tamberi: vero che con il papà allenatore aveva vinto l'oro olimpico, vero anche che il rapporto personale tra i due era arrivato al capolinea e che pochi mesi fa Gimbo ha trionfato di nuovo con il sorriso sulle labbra e sotto la guida di Giulio Ciotti ai Mondiali di salto in alto puntando adesso al bis olimpico di Parigi 2024. Altri azzurri di primissimo piano hanno intanto deciso di cambiare: nel tennis Berrettini ha appena interrotto il rapporto che lo legava da sempre a Santopadre (il nuovo coach potrebbe essere Enqvist), mentre Marcell Jacobs ha salutato Camossi affidandosi a Reider per tornare a essere l'uomo più veloce del mondo.

Incrociamo le dita.

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