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Lo stakanovista del Comune che si è «laureato» in politica

«Sarà una competizione dura, ma è un bene che ci siano tanti candidati ed esponenti del Pdl che danno il proprio contributo per consolidare il buon governo di Formigoni». Manfredi Palmeri, trentasei anni e cinque figli («non faccio differenze tra i miei e quelli della mia compagna Maddalena» dice), si prepara a tentare il salto da Palazzo Marino al Pirellone. Alle Comunali del 2006 ha fatto il pieno di preferenze, che gli hanno aperto le porte dell’incarico di presidente del consiglio comunale. Stakanovista dell’aula, non ha mai mancato una seduta e così detiene il record assoluto di presenze.
Adesso, con la stessa meticolosa cura, si dedica alla campagna elettorale, convinto che il futuro del centrodestra passi per «il rafforzamento del Pdl, senza più divisioni tra gli ex». Forse anche per questo Ignazio La Russa e Claudio Scajola lo hanno concordemente voluto alla guida della sezione lombarda di Punto Italia, fondazione del Popolo della libertà. Suo riferimento è il presidente Luigi Einaudi, padre fondatore dell’Italia repubblicana e mito dell’università Bocconi, che Palmeri ha frequentato, entrando anche nel consiglio d’amministrazione come rappresentante degli studenti. Insomma, una vocazione politica nata tra un appello e un esame.
Ha salito rapidamente i gradini del cursus honorum della politica milanese. Coordinatore cittadino dei giovani di Forza Italia nel 2000, candidato in Comune nel 2001, è diventato vicecapogruppo e poi capogruppo e si è trovato a lavorare a lungo fianco a fianco con Mariastella Gelmini, quando il ministro era coordinatore regionale di Forza Italia. Coordinatore nazionale della conferenza dei consigli comunali d’Italia, membro dell’ufficio di presidenza dell’Anci, ha una passione per le complicati questioni istituzionali. «Mi hanno chiesto in molti di candidarmi - racconta - e credo possa essere un’opportunità per continuare a servire i miei concittadini». I progetti concreti non mancano: «Mi piacerebbe occuparmi delle associazioni e del volontariato, anche sportivo. E poi sono convinto della centralità della Regione per far crescere le imprese».
Il suo personaggio preferito è Federico II di Svevia, «uomo illuminato che ha lasciato un profondo segno di dinamismo intellettuale, pace, sviluppo economico» racconta Manfredi, che porta il nome del figlio dell’imperatore Federico II e che ha tra i suoi simpatici crucci il fatto che alcuni suoi elettori, vecchi amici di università inclusi, confondono il nome con il cognome. In verità accade sempre meno, ma sulla scheda elettorale il candidato è costretto a scrivere Palmeri Manfredi, detto Manfredi.
Siciliano d’origine, è assai presente negli eventi culturali legati alla sua terra.

Ma uno dei suoi maggiori punti di forza è la comunità ebraica, alla quale è legato da ragioni familiari e soprattutto da un’attività di consolidata vicinanza politica: alla manifestazione del 25 aprile più volte Palmeri ha scelto di festeggiare la Liberazione con la Brigata ebraica.

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