«In Statale c’è un clima da Anni di piombo»

Sei giovani di Azione universitaria distribuivano volantini anti-Prodi Gli aggressori dei centri sociali armati di caschi, catene e chiavi

«In Statale c’è un clima da Anni di piombo»

«La forte crescita del nostro movimento giovanile studentesco (Au, ovvero Azione Universitaria, vicino ad Alleanza nazionale, ndr) e le decine di nostri rappresentanti nei Consigli di facoltà, sta dando fastidio a chi vuole continuare a farla da padrone», sostiene pensoso Anton Luca Romano, presidente milanese di Azione Giovani. «Il clima è pessimo qui in via Festa del Perdono - gli fa eco, amareggiato, Nicolò Mardegan, primo tra gli eletti nel consiglio della facoltà di giurisprudenza nella lista di Au -. Persino gli stessi studenti di sinistra non sopportano di dover convivere con quei loro compagni che, da Scienze Politiche, vengono qui a minacciare e a menar le mani anche quando volantiniamo per le feste in discoteca!».
Gli studenti di Au non sono angioletti del presepe. Tuttavia, alla Statale, insieme ai loro avversari di Sinistra (quelli «regolari») e a quelli di Comunione e Liberazione sono stimati perché, pur lavorando su fronti diversi, svolgono valida e civilissima attività didattica e politica nell’ateneo. Non come hanno fatto, invece, ieri mattina, il gruppo di otto autonomi giunti con un blitz nell’atrio principale della Statale, in via Festa del Perdono 3, rovesciando un banchetto, rubando il Tricolore, distruggendo una bacheca e picchiando con caschi e cinghie «i fascisti». Nel bilancio finale l’unico a farsi medicare al pronto soccorso del Policlinico per una frattura al naso - D.C., un autonomo di Como - è stato anche il solo che la Digos ha denunciato per aggressione, resistenza e rissa. «Continuava a fare il vago, a dichiarare, spalleggiato dalla sua ragazza, di essersi fatto male altrove, poi ha dato in escandescenze. Adesso stiamo identificando tutto il gruppetto che era con lui», sostiene la polizia. Molto più «grave» uno studente di Au. Nonostante l’occhio pesto rimediato da un pugno sugli occhiali, però, ha rifiutato le cure. E non ha sporto denuncia.
I militanti di Au ieri svolgevano un’attività regolarmente prevista dal loro ruolo di rappresentanti eletti dagli studenti (22 per cento): con un banchetto di propaganda volantinavano contro l’aumento delle tasse universitarie previsto dal governo. Tre ragazzi e tre ragazze. Che, intorno alle 11.30, sono stati insultati da tre autonomi. Gli stessi che, dieci minuti dopo, sono tornati minacciandoli: «O ve ne andate o vi ammazziamo di botte» e portando via il Tricolore. E, alle 12.30 - quando anche quelli di Au, sentendo aria di rappresaglia, avevano chiamato rinforzi (tra cui due tipi ben piazzati che, in seguito, qualcuno con una buona immaginazione definirà «energumeni rasati», ndr) -, si sono ripresentati in dieci. Armati di caschi, catene e chiavi.
«Noi avevamo solo le cinghie dei pantaloni - racconta enfatico Gianluca Kamal, rappresentante di Au e iscritto a Storia -. La stragrande maggioranza degli studenti, in quel momento impegnati a cambiare aula e lezione hanno dovuto, loro malgrado, fare da spettatori, perché il pestaggio impediva loro di muoversi nell’atrio. Poi sono arrivate la Digos e un’automedica per i feriti».
Il commento di Carlo Fidanza, capogruppo di Alleanza nazionale a Palazzo Marino e vicepresidente nazionale di Azione Giovani, è breve ma caustico.

«È l’ennesima aggressione dei soliti “bravi ragazzi” dei centri sociali. La sinistra antagonista non vuole rassegnarsi alla radicata e costante presenza degli studenti di destra in università e cerca di riproporre il logoro cliché dell’antifascismo militante».

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