Lo Stato vuol cedere 30 immobili storici Ma il Comune nicchia

L’università Statale, il Politecnico, il Conservatorio, palazzo Archinto, sede del Collegio delle Fanciulle, un cimitero di guerra, cantine, appartamenti. Pochi giorni fa l’agenzia del Demanio ha pubblicato l’elenco dei beni statali in città che potrebbero venire gestiti direttamente da Palazzo Marino. Il condizionale è d’obbligo in quanto la versione definitiva del decreto legislativo, approvato il 20 maggio scorso, prevede che qualora siano interessati gli enti locali potranno far richiesta per avere in gestione il bene. Condicio sine qua non: la valorizzazione dell’immobile.
Entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale le amministrazioni, se interessate, dovranno presentare un progetto articolato di valorizzazione dell’immobile in cui dovranno indicare finalità del progetto, modalità di utilizzo e destinazione dell’immobile, cronoprogramma e un paiono di fattibilità economico-finanziaria. Il governo a sua volta avrà due mesi di tempo per valutare il progetto e decidere sull’eventuale trasferimento al Comune, che potrà quindi decidere se gestire il bene oppure venderlo.
Al moemento però non smebra ache il comue abbia alcuna intenzione di prendere in gestione i 30 immobili.

L’assessore alla Casa Gianni Verga si dice infatti «allibito» alla prima lettura dell’elenco: «La maggior parte di questi edifici non è commericalizzabile. Come facciamo a vendere palazzo Archinto, che ospita il collegio delle Fanciulle? O il Conservatorio? per non parlare del cimitero di guerra britannico. Il rischio è che il federalismo demaniale lasci tutto com’è».

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