La storia Resisteva proprio come il raìs

Dopo quasi due settimane di tentativi, ce l’hanno fatta. I ribelli ora ballano felici calpestando l’ultimo simbolo del tiranno. Una scultura d’acciaio che fino a ieri - imperterrita - continuava a stare in piedi. Ormai la chiamavano la «statua maledetta». Mentre tutto ciò che ricordava il raìs finiva nella polvere, lei no: si ostinava a guardare il cielo, come se quel pugno dorato che stringe un F16 Usa celasse in realtà la voglia di Gheddafi di non farsi stritolare dal nemico. Un monumento che in questi giorni impregnati di morte i ribelli avevano oltraggiato con sputi, martellate, scritte nere, proiettili di Kalashnikov. Ma quando tentavano di buttarla giù, lei resisteva. Come resiste - nascosto da qualche parte - il Colonnello di cui un tempo tutti avevano terrore. Ora che la statua che lui volle all’interno del compound dopo i raid aerei ordinati da Ronald Reagan su Tripoli e Bengasi del 1986 è caduta, significa forse che anche per il raìs non c’è più scampo.
Pare già preistoria il fermo-immagine tratto da un video di SkyNews che mostrava un ribelle che dava la scalata alla «statua maledetta». La colpisce con violenza, poi è costretto a scendere. Sconfitto. Adesso la situazione si è rovesciata. E ora il vento impetuoso del cambiamento smuove perfino le setole dei pennelli dei giovani «graffittari» libici. Una street art senza costose bombolette spray ma con colori raccattati alla meglio tra le macerie di un paese sconvolto dalla guerra civile.
Anche loro sono dei ribelli ma combattono a colpi di disegni. Che però possono far male più delle pallottole. E così i muri si popolano di immagini che sono la rappresentazione plastica della fine del raìs. Gheddafi preso a pedate, Gheddafi con la testa schiacciata dalla bandiera della nuova Libia, Gheddafi ridicolizzato in ogni modo. «Vignette» impensabili fino al mese scorso, quando per un'offesa simile si sarebbero rischiati mesi e mesi di carcere. Tra le opere che stanno tappezzando il Paese ci sono quelle di Mohammed, novello Basquiat anti-rais: «Ognuno - spiega - sostiene la rivoluzione a proprio modo, alcuni lottano io uso l'arte. I proprietari delle case sono d'accordo, nessuno mi ha detto di no e sto ottenendo molto supporto da parte della gente».

Poi c'è un altro artista che raffigura il Rais come un vampiro. «Il vampiro rappresenta tutta la ricchezza che Gheddafi ha succhiato al suo Paese, non lasciando nulla per la sua popolazione. Con lui fuori gioco ora c'è libertà di espressione, anche creativa».
Magari fosse vero.

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