Storie di ordinarie follie condominiali

Il bravo attore napoletano Gianfelice Imparato è tornato sulle scene milanesi al fianco di Maria Amelia Monti in una brillante e intelligente commedia intitolata «Tante belle cose». La pièce, in scena sul palcoscenico del Manzoni fino al 18 dicembre per la regia di Edoardo Erba, racconta con doviziosa ironia una storia di ordinaria follia condominiale, popolata di personaggi in cui può essere facile riconoscere l’uomo della porta accanto e anche un po’ sè stessi. In scena però sta anche la sicurezza o l’insicurezza delle «cose», già dipinte in scorribande cinematografiche ma che nella commedia di Erba assumono una chiave psicologica fondamentale attorno alla quale ruota lo straordinario ritratto di una donna ordinaria, un uomo semplice e generoso e i soliti «malvagi» della porta accanto. La trama si rifà ai cosiddetti «hoarder», come in America sono definite le persone che non riescono a separarsi dalle cose e accumulano tutto nelle loro case finché gli oggetti non li sommergono. Se ne contano a milioni (pullulano anche in Italia). Il personaggio di Orsina interpreta appunto a una «hoarder», infermiera a domicilio, che mette a disagio i vicini, che mal sopportano la sua mania di accumulare e la ritengono responsabile della sporcizia e degli olezzi della palazzina. Per buttarla fuori, i condomini guidati dalla implacabile Bolasco e dal viscido Eugenio assumono un amministratore pieno di debiti e ricattabile, Aristide. Orsina scambia Aristide per un suo paziente e ingenuamente lo fa entrare in casa. Fra i due c'è una spontanea simpatia, e Aristide invece di lavorare per sfrattarla, si illude di poterla aiutare a sgombrare tutto. Nella sua missione impossibile, è costretto ad entrare nella rutilante, divertente e creativa follia della donna, che è legata ad ogni oggetto, anche il più piccolo, da un ricordo affettivo, da un progetto futuro, da un timore irrazionale di privarsene. In un crescendo comico ed emotivo, i due trovano motivi di scontro e di solidarietà, e arrivano fino alla soglia del sentimento. Poi improvvisamente il gioco si rompe: è il condominio ad averla vinta, e i due si separano, irrimediabilmente sconfitti. Ma la vita riserva molte sorprese. «L'idea di scrivere un testo sugli hoarder è di Alessandro Gassman - sottolinea il regista - che mi chiamò al telefono: “Sono appena stato in America e ho visto un reality su un fenomeno pazzesco, devi scriverci un testo“.

Lo avevo sentito così entusiasta che un pomeriggio mi misi a cercare queste benedette trasmissioni su internet. E scoprii che parlavano di persone che conoscevo molto bene. Gli psicologi l'hanno definito un disagio psichico grave...»

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