Cronaca locale

Storielle di un secolo di Storia L’avventura del «Corrierino»

L’avventura del signor Bonaventura comincia alla Rotonda della Besana per chi vorrà compiere un emozionante viaggio nel secolo di storia di quel celebre Corriere dei Piccoli che appassionò generazioni di italiani. Il Corrierino, come spesso era chiamato, si è messo in gran pavese per la mostra organizzata dalla Fondazione Corriere della Sera, la partecipazione e il catalogo di Skira, il contributo di Ferrero e di Intesa San Paolo. Se il fumetto di tradizione americana parla e dialoga con le nuvole, le strisce a colori del settimanale nato il 27 dicembre 1908 commentano le vignette in rime baciate già con i primi protagonisti, come il negretto Bilbolbul e il ridanciano negro Tom. All'interno novelle, rubriche e curiosità. Ben presto il Corriere dei Piccoli entra nell' immaginario di bimbi e ragazzi che con esso migliorano la lettura, ridono delle avventure con gli stravaganti personaggi e si coagulano in un processo fortemente educativo: il cattivo perde e il buono vince. Senza eccezioni. Inevitabile che gli eroi del Corriere dei Piccoli rispecchino le situazioni sociali e politiche che via via si affacciano ad ogni famiglia. E' così che nel 1915 il giovane Schizzo sogna i marinai italiani che sbaragliano navi austriache, mentre con il Tricolore nelle terre irredenti il piccolo Italino fa schiattare di rabbia l'asburgico Kartofel. L'Italia delle Colonie ospita le strisce del simpatico negro Bomba e dei terribili Bibì e Bibò, mentre fa la sua apparizione il signor Bonaventura, al quale van sempre bene, che diverrà una vera icona. Ed ecco Pier Lambicchi con l'«arcivernice», il memorabile Sor Pampurio «arcicontento del suo nuovo appartamento». E ancora, il «magnifico Cecé invitato a bere il tè...», Fortunello con l'asina Checca che scalcia a tutto spiano e Marmittone, lo iellato militare che ogni volta finisce in cella. Nelle pagine interne, giochi, storie di città e di grandi uomini, novelle tratte dai classici, filastrocche. Con il Ventennio gli eroi hanno nome Romolino e Remoletto o Brio Balilla, mentre calcano sempre la scena Mio Mao, Arcibaldo e Petronilla.
Poi la minestra cambia in Repubblica, e un editoriale del maggio 1945 avverte i lettori: «sbalilliamoci». Ma il Corrierino era anche opportunità di incollare le sue figurine di soldatini o del presepe su cartone, ritagliarle, piegarne la base e... voilà, con un po' di fantasia erano come statuine in gesso. Italia povera e in ricostruzione, ma con bimbi capaci di sognare, nelle pagine interne, con I tre Moschettieri o Ivanohe. Negli anni Sessanta il Corriere dei Piccoli si plasma su gusti e costumi che cambiano vorticosamente e con lettori ormai smaliziati. La rima baciata scompare e appare il «balloon», la nuvola, con il cow-boy Cocco Bill e i suoi surreali salami sparsi ovunque. Nei decenni successivi entrano nelle strisce Luky Luke, i Puffi, Violante, la Stefi, Pimpa e Topo Gigio. All'interno, storia e cultura cedono terreno a sport, cantanti e automobili. Morirà nel 1995, ucciso dalla televisione.

E oggi, se un adolescente mette delle monetine sul banco di un edicolante, è solo per ottenere la ricarica del cellulare.

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