Bastano quattro minuti per risolvere lo strabismo. «Cinque al massimo per ciascun occhio - spiega Paolo Nucci, direttore dell'unità dipartimentale di Oftalmologia Pediatrica e Strabismo dell'Università di Milano presso l'ospedale San Paolo - quindi un'operazione dura circa dieci minuti». Ogni anno sono trecento i piccoli che si rivolgono al reparto di Nucci per risolvere i problemi di strabismo e quasi la metà, provengono da fuori regione. Questi bambini arrivano la mattina, vengono operati in day hospital e dopo qualche ora possono già tornare a casa. Niente bendaggi, né gli effetti collaterali di pesanti anestesie «che a quell'età sarebbero ancora più difficili da sopportare».
Professore, ma non sarebbe più sicuro ricoverarli almeno per una notte?
«Fino a cinque o sei anni fa l'ospedalizzazione era la routine ma ora utilizziamo tecniche sempre meno invasive che evitano ai bambini di dover portare le bendine per giorni, e la durata della chirurgia così ridotta consente un immediato recupero postoperatorio».
E in cosa consistono queste tecniche?
«Un tempo, per questo tipo di intervento veniva fatta un'incisione limbare estesa per accedere al muscolo oculare, ora invece, noi facciamo l'incisione sotto la palpebra e con un gioco di uncini accediamo al muscolo che poi viene riposizionato».
Di fatto in cosa consiste la differenza?
«Prima erano necessari alcuni punti, ora invece basta una sola sutura quindi il disagio è ridotto al minimo. Inoltre utilizziamo un'anestesia molto leggera, che i bimbi riescono a smaltire in fretta».
Qual è l'età consigliata per questo tipo di intervento?
«Tra i due e i tre anni. Ma questo non vuol dire che non si possano operare anche gli adulti».
Quali altri interventi oculari si effettuano nei bambini?
«Interveniamo sulle vie lacrimali e sulla cataratta congenita. In genere la chirurgia oculare pediatrica è più complessa, per questa ragione non sembra molto ragionevole che i rimborsi per questi interventi siano inferiori a quelli dell'adulto. Paradossalmente ora conviene di più operare un anziano rispetto a un bambino».
Quale strada si potrebbe intraprendere per cambiare questa situazione?
«Confido molto nello sviluppo dei nuovi piani assistenziali che la Regione Lombardia ha in cantiere per il settore materno-infantile e in particolare nell'investimento del direttore generale Beretta per la riqualificazione dell'oftalmologia all'ospedale dei Bambini di Milano, sperando che venga tenuto conto anche del ruolo fondamentale che la ricerca e l'Università degli Studi potranno disputare».
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