Alberto Taliani
La prima reazione alla quasi-candidatura è stata quasi da gag della politica: «Per la sinistra Dario Fo è rock, Bruno Ferrante è lento...». Ma a pronunciare la battuta non è Celentano, stavolta, è il vicesindaco Riccardo De Corato. Ormai la candidatura del prefetto alla poltrona di sindaco (con o senza lista civica poco importa, la parte politica sarà il centrosinistra) è data quasi per sicura. Finito il dopo giunta, non resta che aspettare la conferenza stampa convocata da Ferrante. Lannuncio.
«Lunica cosa certa è che darà le dimissioni dalla carica... vediamo...» dice De Corato, seduto dietro la sua scrivania a Palazzo Marino. Guarda il monitor su cui scorrono i lanci delle agenzie di stampa. «Ferrante annuncia dimissioni da prefetto», «Ferrante: sono disponibile a candidarmi sindaco». Da quasi candidato a candidato del centrosinistra. Dopo il gran rifiuto di Veronesi, mesi di polemiche e scontri feroci fra Ds, Margherita, Rifondazione, lUnione ha lo sfidante da opporre, quando scioglierà la riserva, al ministro Letizia Moratti. «Lento» per De Corato. Che aggiunge: «Sarebbe stata più naturale la candidatura di Dario Fo, lui sì che potrebbe dire qualcosa di sinistra. È un po strana la candidatura di chi, come il prefetto, è stato al governo di Milano con noi per più di cinque anni».
Il tono è pacato, riflessivo, quello di chi ormai sa qual è lavversario per le elezioni comunali. Poi arriva un altro lancio con le dichiarazioni di Ferrante: «Questa città ha bisogno di un governo nuovo». «E cosa vuol, dire, con quel governo nuovo? Ma se in questi anni il prefetto, rappresentante di un governo di centrodestra con tutti gli oneri e gli onori, ha collaborato con la giunta di centrodestra in molte delle scelte più importanti, con iniziative condivise, senza mai mettersi in contrasto con noi e con il sindaco Albertini, a volte invece facendo scelte sue. Non è certamente una personalità che può dire di aver fatto lopposizione a questa giunta. No, accanto a me in decine di incontri con comitati di quartiere, associazioni, istituzioni accanto a me non cera il capo dellopposizione».
Poi De Corato non rinuncia alla polemica. «Certo, Ferrante in questi anni ha aperto molti tavoli, in corso Monforte. È stato abile, dal punto di vista mediatico. Ma sono state discussioni di alta falegnameria politica concluse sempre con decisioni prese dal sindaco e da questa amministrazione. Ricordo la vicenda dei tassisti, chiusa da Albertini con il via libera alle nuove licenze che i ribelli non volevano, quella degli scioperi dellAtm chiusa con laumento di 105 euro deciso dal sindaco, quella della Scala chiusa ancora dal sindaco con la nomina di Lissner. E finisco con la vicenda dei rom. Ci lascia uneredità pesante: quella dei 400 abusivi del Triboniano e dei cantieri per il risanamento dellarea fermi.
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