La riforma della giustizia approvata dal parlamento e il referendum a primavera per confermarla? "Credo che sia una questione troppo importante per personalizzarla a livello politico". Così il governatore Attilio Fontana (nella foto) ieri ai giornalisti che gli hanno chiesto un parere non solo da politico, ma anche da avvocato. "Su questo argomento - ha sottolineato il presidente a margine dell'evento Starting Finance Investment Meeting al Superstudio Events - si dovrebbe smettere di fare soltanto politica, ma sarebbe meglio cominciare a pensare al bene del Paese". Perché, ha aggiunto, "ci sono degli argomenti sui quali non si devono alzare le barricate, ma si dovrebbe cercare di ragionare. E la prova sta nel fatto che anche tanta gente della sinistra che ragiona è favorevole a questa riforma". Perché, secondo Fontana, la riforma "è sicuramente un passo avanti che va nella direzione che aveva auspicato anche Giovanni Falcone e che avevano auspicato tutti i giuristi veri. Se si passa da un rito inquisitorio a un rito accusatorio, con questo è necessario che ci sia la separazione delle carriere, ma è l'inizio e non è certamente la conclusione di quella riforma di cui ha bisogno la giustizia".
Altro capitolo caldo è quello dell'autonomia, chiesta a stragrande maggioranza da un referendum in Lombardia e veneto, ma i cui passi avanti non sono veloci come i suoi alfieri vorrebbero. "Noi siamo pronti, non cè nessun problema e non è una questione di mese in più o mese in meno. Abbiamo mandato al governo delle osservazioni, forse c'è da limare ancora qualcosina, ma comunque l'importante è che ci sia la volontà di andare avanti, decisi come in questi ultimi tempi sta emergendo", ha assicurato a chi gli chiedeva se c'è la possibilità che l'autonomia approdi in consiglio dei ministri subito dopo le elezioni regionali in Veneto.
Semaforo rosso o quasi rosso, invece, sull'idea di ricorrere alle primarie per scegliere il candidato sindaco del centrodestra a Milano. Una decisione che questa volta sembrava molto più semplice e che invece si sta incagliando tra veti e incertezze. "Le primarie - taglia corto Fontana - non fanno davvero parte della mia cultura e quindi non sono in grado di valutare il discorso. Perché molte volte da lì nascono anche un po' di pasticcetti, come è già successo in tante realtà".
Anche se il suo abituale piglio diplomatico gli suggerisce di lasciare comunque una porta aperta. "Però - la sua concessione - anche questa può essere un'idea". I tempi cominciano a stringere e c'è da scommettere che all'indomani della chiusura dell'Olimpiade tutto si metterà rapidamente in moto.