Letteratura

Sulle tracce, non solo letterarie, di Macbeth

Ho cominciato a leggere questo libro di Rossella Pretto, che conoscevo come poetessa, traduttrice e curatrice

Sulle tracce, non solo letterarie, di Macbeth

Ho cominciato a leggere questo libro di Rossella Pretto, che conoscevo come poetessa, traduttrice e curatrice di un'opera come Memorial di Alice Oswald, come un libro di viaggio in terre nordiche, celtiche, che ho frequentato e amo. Ma La vita incauta (Editoriale Scientifica, pagg. 160, euro 13) va oltre il genere libro di viaggio, anche se niente manca: paesaggi urbani, paesaggi naturali, traghetti, bus, incontri, bed and breakfast, pub affollati. Dalla industriale Glasgow, colta perfettamente in un'alba dall'aria di ferro, l'autrice viaggia tra campi verdissimi, greggi di pecore, corvi, verso Oban e Fionnphort, per raggiungere l'isola di Iona, una delle Ebridi che è il cuore dello spirito celtico come lo descrive Fiona Macleod nel suo The Winged Destiny. L'isola di Iona è l'isola sacra dove iniziò il suo ministero e fondò la sua abbazia St.Columba, e dove è tradizione collocare la nascita del Book of Kells, il manoscritto miniato che contiene i quattro Vangeli con immagini di bellezza incomparabile, tesoro dell'arte celtica. Iona è anche luogo di sepolture di antichi re, tra cui, si dice, anche di Macbeth, il protagonista della tragedia shakespeariana. E questo il secondo tema capitale di un libro breve ma densissimo: una indagine sui tempi e i luoghi di Macbeth e sulla ossessione che l'autrice coltiva per questo personaggio, già presente in suo originale e corrusco libro di versi.

La vicenda di Macbeth, tra la profezia delle streghe e l'energia terribile e sonnambula della moglie, Lady Macbeth, non ha certo soltanto un interesse letterario per Rossella Pretto: che mette in scena un vero e proprio corpo a corpo con il personaggio e il suo destino, che è «una brutta bestia» ma ineliminabile. Gli «scorpioni» di cui è piena la mente di Macbeth lei sembra conoscerli bene. Il conflitto tra Bene e Male lo vive anche lei nell'accezione visionaria di William Blake tra Ragione e Energia. Il suo retroterra culturale comprende Eliot, Rimbaud, Heaney, Brodsky, Montale: in uno dei Mottetti di quest'ultimo riesce a cogliere un'eco delle parole in cui si annuncia la morte della Lady a Macbeth. Un altro tema portante, e tutto si tiene, è quello del ricordo del nonno dell'autrice, Elio Chinol, illustre anglista, traduttore della Terra Desolata e del Macbeth stesso. Le pagine sul nonno sono tutt'altro che convenzionali; un nonno lontano, dalle complicate vicende amorose, un uomo di cui la nipote ricorda le risate squillanti, l'odore di sigaro, la natura tempestosa, che l'avrebbe portato alla poesia, non avesse dovuto scegliere la carriera universitaria per ragioni familiari. Ma un deflagrante frammento di una poesia giovanile, datata 6 settembre 1946, e scritta a Vicenza, la nipote lo trascrive, come in un commovente, innocente risarcimento. Nel libro c'è anche Inverness anche io la visitai anni fa con in testa il Macbeth, la tragedia di Shakespeare da me preferita, e ne rimasi deluso. C'è Edimburgo, da cui sembra rimanere delusa l'autrice. Ci sono riflessioni profonde sul teatro, e passaggi poetici intercalati alla prosa, perché sono i poeti che «ripopolano i deserti del silenzio». Insomma un libro che sarà ben accetto a chi vuol vivere in «aderenza» con i propri fantasmi.

E trovare così il segno della grazia incancellabile della Letteratura.

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