Roma - «Con un fisico così che altro avrei potuto fare, se non il cattivo tutto d’un pezzo?». E ride, agitando il mantellone rosso porpora, sopra la corazza dai pettorali scolpiti. Ma non è solo grazie alla rocciosa muscolatura, che Mario Venuti appare un credibile Pilato. È soprattutto il suggestivo colore «soul» della sua ugola, a renderlo assai intrigante nei panni del procuratore romano che condannò Cristo alla croce. E che -assieme ad un insolito cast di colleghi «alternativi»- arricchirà l’edizione celebrativa di Jesus Christ Superstar: quella che -sotto la direzione di Massimo Romeo Piparo- dall’estate fino all’inverno prossimo girerà l’Italia per ricordare il quarantesimo anniversario del celebre musical firmato Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Nonchè il quindicesimo della sua applauditissima versione italiana. «È la produzione nostrana in lingua inglese che vanta più record di tutte -enumera soddisfatto Piparo- Undici anni consecutivi di repliche; più d’un milione di spettatori; più di cento artisti alternatisi nel cast. E proprio per celebrarla ne abbiamo approntato un’edizione speciale, con -accanto al “veterano” Paride Acacia, nei panni di Gesù- interpreti del calibro di Mario Venuti (Pilato), Max Gazzè (Erode), il vincitore di X-Factor Matteo Becucci (Giuda) e la solista dei Dirotta su Cuba Simona Bencini (la Maddalena)». Ma non c’è dubbio che, al di là della felice idea di affidare il trascinante rock anni 70 di Webber ad interpreti inconsueti, la novità del nuovo cast sia soprattutto lui. L’ex cantante dei Denovo, singolare band anni ’80, nel frattempo giunto a un’apprezzatissima carriera da solista. E stavolta al (quasi) debutto in uno spettacolo teatrale.
«A dire il vero, il mio primo musical fu lo sfortunato Datemi tre caravelle, con Alessandro Preziosi, smontato dopo poche repliche -precisa il cantante- E poi avevo già cantato nei Persiani di Eschilo, per la regia di Martone e le musiche di Battiato. Ma questo è il mio primo musical “classico”». L’idea di strapparlo all’allure un po’ appartata dei suoi concerti, per catapultarlo in una mega-produzione stile Broadway (che dopo il debutto il 31 luglio a Tindari raggiungerà, fra gli altri, il Sistina di Roma in ottobre, e lo Smeraldo di Milano in novembre) è stata dello stesso Piparo. «Lui ha capito subito che col mio fisico e la mia voce sarei risultato intrigante nei panni di questo, che è un Pilato ironico e beffardo, più che crudele; un po’ diverso dalla tradizione». Un «cattivo inconsapevole», insomma: cioè, in omaggio al relativismo con cui Webber e Rice “riabilitano” le colpe degli antagonisti di Gesù, (Giuda ed Erode compresi) «un uomo che non si rende conto fino in fondo di quel che fa. E che forse lo fa senza vera colpa».
In linea, insomma, con quello che giustamente Piparo definisce: «Un musical tutt’altro che religioso. Jesus Christ Superstar è, infatti, una messinscena laica. In essa Gesù stesso è solo un uomo, e non il figlio di Dio. Non fa miracoli. Soprattutto muore senza risorgere. E proprio la mancanza della resurrezione non ha consentito alla Chiesa Cattolica di accettarlo pienamente». In attesa del debutto, l’esperienza si sta rivelando per Venuti preziosissima. «Ho accettato di viverla per staccare un po dalla routine dei concerti; per imparare qualcosa sul piano della presenza scenica e della sottigliezza interpretativa. E poi, nascosta nelle mie canzoni, c’era già un bel po’ di teatralità».
Lo spartito di Webber lo ritiene coinvolgente ma tutt’altro che facile, «musicalmente obliquo, con tempi dispari e melodie dissonanti». Ma il cantante (che ha già scritto metà delle canzoni per la sua prossima incisione) non teme che questa scelta rappresenti un rischio, nei confronti dei fan che lo amano soprattutto interprete sofisticato.
«Sono passati i tempi in cui il rock di Webber era considerato “facile”, troppo orecchiabile e commerciale. Oggi, proprio in virtù della sua cifre inconfondibilmente “anni 70”, Jesus Christ è a tutti gli effetti, e per tutti, finalmente un classico».
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