Tagliate poltrone e zone E la Moratti si arrabbia

BILANCIO Il sindaco si è idealmente unito alla richiesta dei colleghi di allentare il patto di stabilità

I tagli a poltrone e consigli di zona? «Con tutto il rispetto per i piccoli Comuni, ma Milano ha 1,3 milioni di abitanti, arrivano a tre con i city users, le problematiche sono diverse». Eliminare la figura del direttore generale? «Mai, non è solo utile, è indispensabile». Letizia Moratti si unisce (idealmente, perchè a rappresentarla a Roma c’era l’assessore al Bilancio Giacomo Beretta) alla protesta dei sindaci che ieri hanno manifestato davanti a Montecitorio per chiedere un allentamento del patto di stabilità e chiarimenti sui tagli previsto in Finanziaria, e hanno deciso di rompere i rapporti istituzionali. «Ho sentito il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino e il sindaco di Roma Alemanno, siamo tutti sulla stessa linea» assicura. Ma si augura che lo strappo con il governo «rappresenti un necessario momento di riflessione per riavviare un accordo sui punti principali che vedono in questo momento i Comune in difficoltà». Un’interruzione dei rapporti tra Anci e governo peraltro che è già avvenuta in altri momenti, «non è certo il primo», ma «una manovra che pesa così tanto e taglia i costi per i Comuni e non per altri comparti non può che destare preoccupazione».
La Moratti non alza certo la barricata, «capisco che in un momento di crisi mondiale, delle forzature siano necessarie - premette -, bisogna percorrere tutte le strade per far fronte ai debiti. Ma mentre i Comuni non solo non hanno creato deficit ma sono in attivo, dispiace che sia proprio su questo comparto che si cerchino nuove risorse, dobbiamo erogare servizi quotidiani per i cittadini». Ribadisce il sindaco che il ministro Calderoli «si è reso subito disponibile ad aprire un tavolo con i Comuni», perché «alcune forzature sono comprensibili, ma una città come la nostra dovrebbe essere considerata nella sua complessità e ha assicurato che le diversità saranno prese in considerazione». Tagli di poltrone ovviamente scatterebbero solo nel 2011, a fine mandato: i consiglieri scenderebbero da 60 a 48, gli assessori diventerebbero al massimo 12, a rischio i nove parlamentini.
«Praticamente impossibile» poi, per la Moratti, rinunciare a una figura chiave come il direttore generale (a Milano si tratta di Giuseppe Sala): «Gestire la macchina amministrativa senza dg non è pensabile, abbiamo 26 direzioni centrali, come potrebbero essere coordinate?». Ma resta fiduciosa, «so che ci sono state delle aperture e in particolare proprio sulle circoscrizioni e i direttori generali, si è pensato a una sospensiva per il 2010.

Troveremo il modo per risolvere i problemi. Mi auguro che si riapra il dialogo». Sulla tessera del Pdl che il premier Berlusconi dovrebbe consegnarle in piazza Duomo domenica pomeriggio, glissa: «L’unico impegno in agenda per ora è la Festa degli alpini».

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