Cronaca locale

Un «tappeto» che vede sottoterra: così si eviteranno gli scavi inutili

Il georadar inventato dal Politecnico può registrare fino a un metro e mezzo in profondità. Test giovedì in piazza Scala

Sembra una cosa semplice, come fare i mestieri di casa. C’è un tappeto, che si stende per terra, e ci si passa sopra una specie di lavamoquette. Detta così rende l’idea, ma non lo sforzo compiuto dalla Fondazione del Politecnico di Milano per realizzare un’applicazione unica in Europa. Un georadar capace di vedere fino a un metro e mezzo di profondità e in grado di trasmettere a un normale pc le immagini tridimensionali di quello che c’è sotto strade e marciapiedi: tubi, fibre ottiche e quant’altro. È un «sistema di mappatura tridimensionale dei sottoservizì» finanziato dal Cnr e partecipato da Aem e Comune di Milano, e giovedì mattina si potrà vedere all’opera in piazza della Scala. L’obiettivo, spiega il Politecnico, è di evitare le conseguenze degli scavi sul traffico. Negli ultimi anni, «sono aumentati i lavori stradali, buche e cantieri aperti per migliorare i sottoservizi (reti, fognature, gas), con marciapiedi impraticabili, strade interrotte e difficoltà per la circolazione. È quasi impossibile individuare con certezza la posizione di cavi, tubi e condotte senza scavare nel terreno. La scarsa conoscenza degli impianti sotto terra e le continue variazioni di percorso, le soluzioni adottate in sito e non previste in fase di progettazione, aumentano i tempi di lavoro dei cantieri e a farne le spese è il cittadino».
Il progetto propone invece una soluzione non invasiva, che trasferisce la metodologia sviluppata in ambito accademico per realizzare misure georadar tridimensionali alla mappatura del sottosuolo. I prototipi realizzati sono facili da trasportare e usare in ambito urbano. Una metodologia che al momento è in fase sperimentale ma una volta in uso, assicura il Politecnico, «consentirebbe una migliore programmazione dei lavori stradali, e un minor margine di errore negli scavi».
Secondo Graziano Dragoni, direttore generale della Fondazione Politecnico, «è un ottimo esempio di come la ricerca scientifica possa essere trasferita al mondo imprenditoriale per rispondere alle esigenze dei cittadini e migliorare la vita di tutti i giorni. Apriamo le porte della tecnologia radar tridimensionale, fino ad ora confinata a studi di settore, a piccole imprese e a grandi realtà come Aem e Comune che hanno sostenuto l'iniziativa».

Una varietà di soggetti, «raccolti attorno a un interesse condiviso, quello per un uso più razionale e rispettoso del sottosuolo».

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