Politica

Il Tar «licenzia» la giunta ulivista di Campobasso

Irregolarità nei verbali di voto Il sindaco Dl: «Sconcertante»

da Milano

A tre anni dal voto, Campobasso deve tornare alle urne. La doccia fredda sul consiglio comunale di centrosinistra arriva dal Tar del Molise in un afoso mercoledì di aprile e non lascia scampo. Una sentenza che a dire il vero, non giunge del tutto inattesa dopo le numerose polemiche sulle presunte irregolarità che avrebbero stravolto l’esito elettorale consegnando la città al candidato della Margherita Giuseppe Di Fabio. Ora il Tar, annullando definitivamente il verbale di proclamazione degli eletti, lascia in mano al Prefetto l'incombenza di procedere con gli atti previsti dalla legge, primo tra tutti la nomina di un commissario prefettizio.
Il pasticcio molisano venne alla luce quasi per caso, a seguito del ricorso presentato dal primo dei non eletti di Forza Italia, Luca Martino, che aveva chiesto l'ingresso in Consiglio al posto di un collega di partito, Sabino Iafigliola. La questione fratricida era in realtà, almeno a quanto accertato dai giudici amministrativi, soltanto la punta dell’iceberg. Non solo infatti il Tar ha accolto l’istanza dell’azzurro Martino ma, dopo aver riscontrato numerosi errori formali nei verbali elettorali, ha optato per la decisione più radicale: l’azzeramento dell’assemblea.
Nell'esaminare il ricorso, il Tar ha preso in considerazione gli atti di 40 delle 54 sezioni elettorali di Campobasso e in 16 di queste sarebbero presenti irregolarità riferibili non solo a quando denunciato da Martino (Fi), ma anche ad altri candidati e liste. L’esito fu che il dl Di Fabio vinse al primo turno con il 61 per cento dei voti, mentre al candidato della Cdl, Vincenzo Di Grezia, andò il 32,7%; il restante, agli altri quattro candidati minori.
Ora è tutto da rifare. Inutile anche il ricorso della maggioranza alla cosiddetta «prova di resistenza» che darebbe la vittoria a Di Fabio anche se tutti i voti contestati fossero attribuiti al centrodestra. Un colpo duro da digerire. «È una sentenza, per vari aspetti, sconcertante» è stato l’amaro commento del sindaco Di Fabio che sottolinea di aver già presentato ricorso al Consiglio di Stato per chiedere un provvedimento urgente di sospensiva.
«In un primo momento - dice Di Fabio - il Tar aveva fatto intendere di voler ricontrollare l'effetto complessivo del voto, attraverso il quale sarebbe venuto fuori che nulla sarebbe cambiato, considerando il distacco di circa 11mila voti. Invece, si è rinunciato a tutto questo e dato seguito ad un pronunciamento sulla semplice analisi degli errori formali sui verbali.

La nostra - aggiunge - è una democrazia che accantona il voto degli elettori e ne fa una questione di cavilli».

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