
Giorgio Gaber per Milano: un figlio, un profeta, forse anche uno scomodo Grillo Parlante. Senza dubbio un punto di riferimento, colui che - sono parole dell'attore Gioele Dix che al Signor G ha dedicato alcuni suoi spettacoli - "si andava a vedere per ascoltare ciò che si sarebbe pensato negli anni a venire". Quegli occhi arguti e ironici, mai cinici, sapevano guardare lontano per dirci dove stava il meglio, ma soprattutto il peggio di noi. Ottimisticamente, per sradicarlo; nel peggiore dei casi, per accettarlo senza inciampare nell'intolleranza fanatica. E ai milanesi chi dice pane al pane e vino al vino è sempre piaciuto. Questo scorcio d'estate vede il cartellone di "Menotti in Sormani" omaggiare con due spettacoli l'amato Signor G. Questa sera nel cortile della Biblioteca Sormani è atteso Andrea Scanzi con "E pensare che c'era Giorgio Gaber", mentre il 29 e 30 luglio torna sotto l'ala del Teatro Menotti lo spettacolo "Far finta di essere sani", per l'adattamento e regia di Emilio Russo, protagonisti la cantautrice Andrea Mirò, il cantante e direttore d'orchestra Enrico Ballardini e l'ensemble Musica da Ripostiglio.
Il primo spettacolo vede il caustico giornalista e opinionista originario di Arezzo raccontare il proprio originale rapporto con Giorgio Gaber, l'artista che, tra le altre cose fa capire Scanzi, seppe voltare le spalle al successo nazionalpopolare della televisione, per "fare la storia a teatro insieme a Sandro Luporini". La storia personale narrata da Scanzi è quella di un giovane studente universitario che decide di fare una tesi sui cantautori Gaber e De André, e che ha la fortuna di interagire con il proprio idolo: "Ma perché questo ventenne sa tutto di me?", si chiedeva Gaber il quale, se non fosse stato malato sarebbe stato correlatore nella tesi di laurea del giovane futuro giornalista. "Ho visto per la prima volta Giorgio Gaber nel '91 a Fiesole - spiega Scanzi - ed è da allora che gli voglio bene; sono terrorizzato dall'idea che la sua memoria si perda. Il nome Gaber lo conoscono tutti, se però vai a scavare ti accorgi che lui è conosciuto solo in modo superficiale. Il Gaber più forte, quello più geniale, è quello meno conosciuto. Sono convinto che Gaber e Luporini siano stati profetici almeno quanto Pasolini. In ogni loro canzone e monologo ci sono degli elementi di lucidità, profezia e forza che sono qualcosa d'incredibile".
Il teatro canzone di Giorgio Gaber è al centro della scena di "Far finta di essere sani", rodato spettacolo che debuttò nel 2020 nella stessa cornice estiva del cortile di Palazzo Sormani, per poi passare a fine 2021 al Teatro Menotti, vincere il Premio Franco Enriquez nel 2022 e ritornare oggi, martedì 29 e mercoledì 30 luglio, a Palazzo Sormani. Lo spaesamento dell'Uomo Comune: se Gaber e Luporini lo intuivano e raccontavano cinquantadue anni fa (il testo originale è del 1973) oggi, di fronte all'atomizzazione sociale dovuta al web, acquista forza maggiore. Andrea Mirò, piemontese adottata da Milano, polistrumentista e cantautrice, sente un'indubbia affinità con Gaber: "Il progetto risale alla fine del 2019, poi la pandemia bloccò tutto spiega Dal 1973 a oggi poco, anzi nulla è mutato. La natura umana è questa: si fa finta di essere sani. Cinquant'anni fa era un altro mondo, non c'erano cellulari e web, ma restiamo inadeguati come allora. Gli anni Settanta erano più ideologici, c'erano radicalismi ma anche certezze.
Oggi si crede a stento in qualcosa, ci si abbevera al web, si aprono i giornali e si dubita di tutto. Mancano i punti di riferimento". E così, si torna al titolo dello spettacolo di Andrea Scanzi: e pensare che c'era Giorgio Gaber.