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Atp Finals, il pagellone dei protagonisti: Sinner quasi perfetto, Djokovic infinito

Sinner e Djokovic da 9 pieno, più della sufficienza per il "panchinaro" Hurkacz, insufficienze per Rublev e Tsitsipas: ecco il pagellone degli Atp Finals

Atp Finals, il pagellone dei protagonisti: Sinner quasi perfetto, Djokovic infinito

L'epilogo degli Atp Finals è amaro dopo quanto fatto vedere finora da Jannik Sinner ma segna, invece, una nuova e più importante partenza della sua carriera tennistica che rimarrà senz'altro ancorata al vertice del tennis mondiale. La sconfitta rimediata nella finale al Pala Alpitour non deve cancellare, sbiadire, annullare o offuscare in alcun modo quanto fatto in questa settimana torinese e le vittorie, nette e perfette, contro avversari di valore e più quotati di lui.

Jannik Sinner: la (quasi) perfezione (9)

Un percorso netto, quello del girone, dove ha vinto per la prima volta contro il numero uno del mondo Novak Djokovic che lo aveva sempre battuto in precedenza: è stato l'unico tennista dei due gironi ad averle vinte tutte e tre prima di approdare in semifinale e vincere contro un altro mostro sacro, Daniil Medvedev. Nessuno, al mondo, ha mai battuto due volte Djokovic nel giro di cinque giorni, Sinner ha cercato l'impresa ma si è dovuto arrendere con un doppio 6-3 soltanto in finale dove Nole ha disputato forse la miglior gara dell'anno. C'era ben poco da fare, stavolta, ma questa sconfitta non incide minimanente sul percorso stratosferico del giovane ragazzo altoatesino che ha davanti a sé una carriera brillante e piena di successi inseguendo Slam e primo posto nel mondo.

Novak Djokovic: infinito (9)

È il più forte tennista del mondo ma le classifiche numeriche lasciano il tempo che trovano quando di fronte c'è Jannik Sinner, sulla carta il numero 4 ma che ha finalmente dimostrato sul campo di poter vincere contro Nole. Così accade, nel girone, unica sconfitta prima della finale. Ed è proprio nell'ultima gara, la più importante, che Djokovic dà il meglio di sè non sbagliando quasi nulla e battendo 6-3 6-3 Sinner. I segnali, a dire il vero, c'erano già stati la sera prima quando ha annientato il numero due del mondo, Carlos Alcaraz, in una gara che prometteva ben altra storia. Non c'è (ancora) nulla da fare: il giovane 36enne continua a mettere in fila i migliori talenti mondiali che hanno 10-15 anni in meno di lui, applausi.

Daniil Medveved: concreto e "sanguisuga" (7)

Non lo scopriamo certo oggi, il gioco del russo di 27 anni nato a Mosca è martellante, sfiancante, molti telecronisti spesso lo chiamano sanguisuga non a caso: snerva e toglie pian piano le energie, è campione di maratone e gare infinite. Nel suo percorso agli Atp Finals ha passato il girone rosso come secondo alle spalle di Alcaraz dopo aver battuto Rublev e Zverev in due set e aver ceduto soltanto allo spagnolo. In una semifinale super combattuta, ha vinto un solo set contro Jannik Sinner per poi cedere nettamente nel terzo ma l'italiano se l'è spesso vista brutta quando ha giocato nella modalità cara a Daniil. È una certezza del circuito mondiale, il numero 3, che vincerà ancora tanto in giro per il mondo.

Hubert Hurkacz: bene il sostituto (6,5)

Chiamato last minute a sanare la "frittata" creata da Tsitsipas, ha mostrato i migliori ace del torneo (palle anche a 230 km/h), il tennista polacco Hubert Hurkacz ha avuto il merito di strappare il secondo set a Djokovic facendo sorridere Sinner perché, anche in caso di sconfitta contro Rune, sarebbe comunque arrivato in semifinale. Insomma, un plauso per aver onorato l'impegno e non aver avuto timori reverenziali di fronte al re del tennis, chapeau.

Alexander Zverev: solido e imprevedibile (6,5)

L'aver vinto contro il secondo giocatore al mondo nella gara di apertura, Carlos Alcaraz, non gli è servito per approdare in semifinale: ha perso soltanto contro Medveved per poi rivincere contro Rublev ma la differenza set non è stata a suo favore (uno solo in meno rispetto al russo). Dopo il grave infortunio alla caviglia del 2022 sembra tornato ai livelli di qualche anno fa: ha soltanto 26 anni, l'anagrafe è dalla sua parte ed è destinato a vincere sicuramente altri tornei Atp.

Holger Rune: incompiuto (5,5)

Una delle bestie nere (ormai ex) di Sinner, il danese Rune non si è qualificato per le semifinali nonostante l'aver disputato soltanto due gare su tre per il ritiro del greco Tsitsipas e conseguente vittoria a tavolino. Nei due incontri giocati sono arrivate altrettante sconfitte prima contro Djokovic in tre set e poi con il nostro Sinner sempre dopo una battaglia da oltre due ore. È l'attuale numero otto ma sicuramente potrà scalare la classifica e migliorare il suo tennis (ha ancora 20 anni) a parte di lavorare molto sullo stare in campo e sugli eccessivi momenti di nervosismo che non si addicono a un giovane come lui.

Andrey Rublev: l'irascibile (5)

In fondo al gruppo rosso ecco il russo Rublev, attuale numero cinque della classifica mondiale alle spalle del nostro Sinner ma lontano anni luce dallo stesso: oltre ad aver perso tutte e tre le gare in due set senza vincerne nemmeno uno contro Medvedev, Alcaraz e Zverev, rimangono sotto gli occhi degli spettatori le innumerevoli volte in cui ha dato eccessivi segnali di nervosismo gridando verso la sua panchina ma anche autoinfliggendosi punizioni come quando ha colpito ripetutamente, nella gara contro lo spagnolo, il suo ginocchio con la racchetta, per ben sei volte, fino a provocarsi una ferita. Tutto questo per un semplice dritto andato fuori dal campo: è troppo per un tennista esperto di 26 anni che non ha ancora imparato cosa sia l'autocontrollo.

Stefanos Tsitsipas: l'antisportivo (4,5)

Ultimo in classifica tra gli otto partecipanti alle Atp Finals c'è il tennista greco Tsitsipas: quel mezzo punto in meno rispetto all'insufficienza per l'ultimo posto nel girone e la conseguente eliminazione non è dovuta tanto alla netta sconfitta contro il nostro Jannik nella prima gara del girone (doppio 6-4) quanto per l'inaspettato ritiro dopo soli tre game contro il danese Holger Rune che ha vinto a tavolino. L'arrivo del fisioterapista e del "giallo" dopo un inizio di gara che non faceva presagire certo il ritiro ha fatto storcere il naso agli addetti ai lavori che avrebbero preteso "maggior rispetto" per questo sport oltre al pubblico che lo ha fischiato sonoramente.

Se stava male e non era in condizione di giocare, come mai non se n'è accorto nel lungo riscaldamento fianco a fianco con il proprio staff ben prima di scendere in campo? Forse perché ha comunque intascato ottantamila dollari in quella manciata di minuti? Mistero.

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