"Sono animali, non gioco più". Quando Higueras abbandonò il campo contro Panatta

Roma, Internazionali d'Italia 1978: durante la semifinale parte un lancio di monetine e lattine all'indirizzo del tennista spagnolo, che stupisce tutti e se ne va

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Sugli spalti il clima si è appena fatto incandescente. La gente grida offese scomposte, fischia, perde le staffe. Più che al Foro Italico sembra di stare all'Olimpico. Solo che il tifo da stadio non è un particolare contemplato nel gioco del tennis. L'italiano, che si chiama Adriano Panatta, sistema il capello liscio e fluttuante, apprestandosi al servizio. Lo spagnolo, che di nome fa José Higueras, sta per perdere completamente la calma e si avvia a rendersi protagonista di un gesto clamoroso.

Per capire cosa diavolo stia succedendo urge un minimo di contesto. Internazionali d'Italia, Roma, 1976. Panatta è ovviamente l'eroe di casa. Bello, campione, romano. Chiaro che sulle gradinate che cingono il rettangolo di terra rossa i tifosi appollaiati pendano quasi tutti per lui. E pensare che era dovuto partire con un sudore freddo a scavare un solco tra le scapole. Al primo turno una sorte infame gli riserva lo statunitense Vitas Gerulaitis, campione in carica e numero quattro del mondo. Che razza di sfiga. Per non essere un parvenue a casa sua, Adriano deve impegnarsi terribilmente. Travalica l'ostacolo a stelle e strisce con un 7-6 e un 7-5, rimontando da uno svantaggio di 0-5 nel primo turno. Sbuffo di sollievo. Il pubblico versa già in delirio e il suo avversario non manca di protestare per l'eccessivo impeto degli spettatori. Qui comincia ad avvitarsi la storia.

Al secondo turno elimina Terry Moor con relativa scioltezza, mentre gli ottavi sono un interludio tutt'altro che frivolo, visto che sul campo centrale sopraggiunge il granitico Hans Pfister. Panatta suda copiosamente per domarlo, visto che il suo avversario è munito di un servizio che pare un lanciarazzi. Comunque avanti: 5-7, 6-3, 7-6. Sconfigge l'ennesimo statunitense, Victor Amaya, e si trascina in semifinale. Qui deflagra l'oggetto del contendere. Qui gli si frappone l'iberico Higueras. Che parte decisamente meglio, infilzando il nostro con una serie di soluzioni tennistiche che avviliscono il pubblico. Il primo set, di fatto, termina 6-0 per José.

Le cose si stanno mettendo decisamente male per l'idolo di casa. Higueras macina punti anche nel secondo set e si porta sul 5-1, ad un passo dalla chance di guadagnare la finale e impartire una lezione lacerante a Panatta. Qui però il pubblico si inviperisce e comincia a tifare forte per Adriano, che avverte il sostegno e depone un pomeriggio scialbo per ergersi in cattedra. L'italiano recupera una caterva di punti, ma Higueras non fa che lamentarsi perché la gente lo distrae al servizio e sostiene spudoratamente il suo avversario. La situazione è sul punto di precipitare e collassa da lì a poco. Lo spagnolo è tesissimo e si smarrisce, cannando uno smash agile. Il pubblico applaude e sogghigna, evidenziando l'errore. Lui reagisce sbracando, facendo il gesto dell'ombrello. La degenerazione è imminente.

Dagli spalti del centrale volano oggetti. Monetine da 100 lire e persino una lattina (vuota) di coca cola. Higueras comprende di aver gettato benzina sul fuoco e chiede che la smettano. Figurarsi. Il delirio collettivo è dietro l'angolo. Il pubblico inizia a gridargli Scemo! Scemo!. Il giudice di sedia, Bertie Bowron, lo difende con modalità grottesche, rivolgendo un atterrente Zitti, cretini! ai tifosi italiani, che si inferociscono ancora di più. Bowron chiede al giudice arbitro, Sergio Baruti, di far ripetere un punto perché lo spagnolo è stato distratto dalle intemperie del pubblico. Per tutta risposta, Baruti gli chiede di allontanarsi e lo sostituisce con un altro giudice di sedia, stavolta italiano. La goccia che fa esplodere Higueras: sotto 7-5 decide di salutare tutti e uscire dal campo, abbandonando il match.

Raggiunto dalla stampa spagnola negli spogliatoi, commenterà: "Sembravano animali, a Roma non si può giocare".

In finale Panatta perderà, dopo una partita tirata, contro Borg. Lo scenario è pressoché il medesimo, ma lo svedese sfoggia già nervi di ghiaccio.

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