L'attentato antisemita di Bondi Beach, in Australia, ha sconvolto il mondo. I morti sono oltre dieci, oltre a decine di feriti: un attacco che ha colpito il cuore della comunità ebraica nel primo giorno di Hannukkah. Secondo alcune fonti, dalle prime indagini non risultano italiani coinvolti ma la situazione è strettamente monitorata dalla Farnesina.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato che l'Australia "ha gettato benzina sul fuoco dell'antisemitismo" prima dell'attacco di Sydney, ricordando di aver inviato una lettera ad agosto al primo ministro australiano Anthony Albanese. Parafrasando la sua lettera Netanyahu afferma che le politiche di Albanese, che includono il riconoscimento di uno Stato palestinese, incoraggiano "l'odio per gli ebrei che ora infesta le vostre strade. L'antisemitismo è un cancro. Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio. Dovete sostituire la debolezza con l'azione". Netanyahu afferma inoltre: "Continueremo a denunciare coloro che non denunciano, ma incoraggiano. Continueremo a chiedere loro di fare ciò che viene richiesto ai leader delle nazioni libere. Non ci arrenderemo, non abbasseremo la testa, continueremo a combattere come hanno fatto i nostri antenati".
"Seguo con profondo dolore le drammatiche notizie che arrivano da Sydney. Nel condannare ancora una volta con fermezza ogni forma di violenza e di antisemitismo, l’Italia esprime il proprio cordoglio per le vittime e si stringe ai loro cari, ai feriti, alle comunità ebraiche e rinnova la propria amicizia al popolo australiano", ha dichiarato Giorgia Meloni sui social prima di salire sul palco di Atreju. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha parlato di "atto di violenza vile e inaccettabile che ha colpito persone riunite in un momento di preghiera, festa e identità. Di fronte a episodi come questo, è dovere di tutti riaffermare con fermezza i valori della convivenza pacifica, del rispetto reciproco e della libertà religiosa. Alla comunità ebraica e a tutte le persone colpite va la mia più sincera vicinanza, mia personale e del Senato della Repubblica". Il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, ha espresso "vicinanza alla comunità ebraica colpita a Sydney e al popolo australiano a seguito del grave attacco subito. Il pensiero va alle vittime, alle loro famiglie, e ai feriti. Il contrasto alla violenza e all'odio è condizione imprescindibile per la tutela delle persone e delle libertà". Matteo Renzi ha voluto sottolineare che "davanti all'ennesimo massacro antisemita non basta piangere. Non basta il cordoglio. In tutto il mondo (e anche in Italia) la violenza antisemita va contrastata senza se e senza ma. Oggi è il giorno del lutto. Ma da domani nessuno faccia finta di nulla: ciò che è accaduto in Australia è disumano e riguarda tutti: va combattuto insieme".
Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è detta "sconvolta dal tragico attacco a Bondi Beach" e ha voluto porgere le "più sentite condoglianze alle famiglie e ai cari delle vittime. L'Europa è al fianco dell'Australia e delle comunità ebraiche ovunque. Siamo uniti contro la violenza, l'antisemitismo e l'odio". Anche altri leader europei, come Emmanuel Macron, hanno voluto esprimere la solidarietà della Francia "alle vittime, ai feriti e ai loro cari. Condividiamo il dolore del popolo australiano e continueremo a lottare senza sosta contro l'odio antisemita, che ferisce tutti noi, ovunque colpisca". Lo stesso ha fatto Keir Starmer inviano pensieri e "condoglianze a tutti coloro che sono stati colpiti dall'orribile attacco sulla spiaggia di Bondi. Sono aggiornato sulla situazione in evoluzione".
Il presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha voluto mettere in evidenza che "l’odio antiebraico non ha confini ed è, ovunque, la conseguenza di un clima alimentato dalle menzogne della propaganda Pro-Pal. Parole e gesti d’odio cavalcati e strumentalizzati per fini politici, che prima o poi si traducono in atti di sangue e di pura e vigliacca violenza".
Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è voluta intervenire perché, "il dolore diventa rabbia al pensiero di tanti appelli fatti per arginare odio e violenza, per avvertire che il pericolo è dentro le nostre città".