Terroristi pronti a colpire, 5 in manette

Gli anarco-insurrezionalisti sarebbero responsabili delle lettere minatorie alla presidente dell’Umbria. La banda era per una "guerra ecologista"

Terroristi pronti a colpire, 5 in manette

Un blitz del Ros all’alba per «disarticolare» un’organizzazione anarchico-ambientalista con finalità eversive, la «Coop/Fai: Contro ogni ordine politico/Federazione anarchica informale». Secondo la procura di Perugia, che ha coordinato l’operazione, si tratta di una cellula umbra organica alla Fai, la sigla che rivendicò i pacchi-bomba spediti a Romano Prodi nel dicembre 2003. Cinque gli arrestati, tutti italiani e originari di Spoleto, accusati di violazione del 270bis per aver costituito un’associazione «dedita al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico», mentre una sesta persona è stata denunciata a piede libero.

Nel corso delle perquisizioni, una delle quali compiuta a Firenze, sono stati sequestrati pc e numerosi documenti. I presunti componenti della cellula umbra sono i ventenni Michele Fabiani e Andrea Di Nucci, il 21enne Dario Polinori, il 26enne Damiano Corrias e il 42enne Fabrizio Reali Roscini, in gran parte studenti incensurati o con precedenti minori per reati contro l’ordine pubblico. Gli interrogatori di garanzia sono fissati per venerdì. La «Coop/Fai», per gli inquirenti, aveva già all’attivo un po’ di azioni dimostrative, tra cui danneggiamenti in cantieri a Spoleto, Orvieto e Città di Castello, un tentato avvelenamento di prodotti in un supermarket di Spoleto e le minacce di morte al sindaco di Spoleto. Eclatante, ad agosto scorso, l’invio di una busta con due proiettili e minacce di morte alla presidente della Regione, Maria Rita Lorenzetti. Per procura e carabinieri, il gruppo, che si riuniva nei boschi per stabilire le proprie strategie, era pronto a un salto di qualità, e aveva minacciato «un’accelerazione armata - spiega il procuratore capo di Perugia, Nicola Miriano - della guerra ecologica esplosa in Umbria, facendo riferimento a una campagna armata da realizzare nei prossimi mesi».

Ma i componenti di quella che per gli inquirenti è una «pericolosa cellula» pronta a colpire sono invece «senza dubbio estranei ai fatti» secondo

il padre di uno di loro, Aurelio Fabiani, consigliere comunale comunista a Spoleto, che comunque riduce a «bravate» le azioni di cui sono accusati, e definisce il blitz un «atto spropositato» e un’«operazione politica».

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