Da Tesla ai Goncourt quegli "Spiriti" che ci ammaliano

La magia è nei dettagli. "Quanto sono importanti i dettagli" dice Francesca d'Aloja nelle prime righe del suo Spiriti

Da Tesla ai Goncourt quegli "Spiriti" che ci ammaliano

La magia è nei dettagli. «Quanto sono importanti i dettagli» dice Francesca d'Aloja nelle prime righe del suo Spiriti (La nave di Teseo, pagg. 220, euro 18). Attrice e regista, al teatro e al cinema (ha lavorato, fra gli altri, con Vittorio Gassman, Carlo Verdone, Ettore Scola, Ricky Tognazzi...), ha esordito nella narrativa con Il sogno cattivo (Mondadori 2007); ha scritto il reportage Otto giorni in Niger (Baldini&Castoldi 2018) con Edoardo Albinati, col quale ha firmato anche il recente Vite in sospeso; e si è avventurata nel mondo delle biografie con Corpi speciali (La nave di Teseo 2020). È proprio a quest'ultimo libro che si rifà Spiriti: una raccolta di episodi, scene, dettagli appunto, che spiccano nell'intreccio di vite eccezionali per tragicità, genialità o fascino. Per l'autrice si tratta di «evocazioni sentimentali»: una prospettiva del tutto personale sulle esistenze di quelle persone che per anni ha sentito intorno a sé come «presenze, spiriti illuminati e illuminanti», nell'infinito tentativo di «dare un senso alla propria esistenza».

Fra questi Spiriti, insomma, domina la passione (anche se non si parla del Canto V dell'Inferno). E, in effetti, già il primo, fra questi personaggi, fa subito innamorare. È l'enigmatico e tormentato Rembrandt Bugatti (1884-1916), terzo figlio di Carlo Bugatti, nipote di Giovanni Segantini: è proprio dopo qualche giorno in Svizzera con lo zio, nel 1901, che crea la sua prima scultura in bronzo. Una mucca. Oltre alla scultura e agli animali (passa ore e ore a studiarli, osservarli, tratteggiarli nei giardini zoologici...), adora il fratello Ettore che, nel frattempo, si è messo a produrre automobili. Ma Rembrandt, un fato da artista nel nome, non può tollerare di vivere in un mondo di brutture, di violenza e di guerra, come è l'Europa del 1916. Restano le sue opere, con quotazioni stellari.

Un fulmine, invece, inonda il cielo di fronte a Nikola Tesla appena nato, segnando il destino di quella che, per alcuni, è stata la grande mente del XX secolo: irascibile, imprevedibile, geniale, bistrattato e amatissimo, perdente dalla tante vittorie. Non ci sono vite senza perdite, del resto, fra questi Spiriti: come nella storia d'amore fra Mimi Baez, sorella di Joan, e Richard Fariña, cantautore amicissimo di Thomas Pynchon. Lei canta e suona la chitarra, lui scrive canzoni e suona il dulcimer, mentre Joan e Bob (Dylan) sono già delle leggende. Ma Mimi e Richard si amano alla follia, ed è la loro maledizione... E poi c'è un altro maledetto, Chet Baker, di cui esiste una foto scattata nella casa dell'autrice a Sabaudia, e c'è James Dean, la cui morte segna il destino dell'uomo che viaggia con lui, Rolf Wütheric, che sulla Porsche dell'incidente si salva la vita, ma non l'anima.

E ci sono i fratelli Goncourt, sì, quelli del Premio: Jules e Edmond, orfani, patiti di arte e bellezza, tanto snob da essere «infrequentabili» nella Parigi dell'Ottocento. Eppure diventati il nome a cui tutti gli scrittori di Francia aspirano, nei due secoli successivi. È anche questo un effetto della magia degli Spiriti.

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