Sassari - «Grazie, vi ringrazio tutti». Spossato ma sorridente, Titti Pinna si è affacciato poco prima delle 11 dalla finestra della sua casa di Bonorva (Sassari) che dà sul centrale corso Umberto, dove una piccola folla di compaesani, fra i quali molti bambini, e giornalisti si era radunata per salutare il suo ritorno in paese dopo gli otto mesi del sequestro e l’ultima settimana trascorsa all’ospedale di Nuoro. Con lui, hanno ringraziato la comunità, che ne aveva atteso il ritorno e lanciato appelli per la sua liberazione, anche le due sorelle Maria e Francesca e il padre. Quando i bimbi di Bonorva hanno intonato un coro in suo onore, Titti ha indicato il cielo con un dito. Negli otto mesi di prigionia in un ovile-tana nelle campagne di Sedilo (Oristano), da cui è fuggito lunedì scorso, Titti ha trascorso ore a pregare per la sua liberazione e anche - ha raccontato agli inquirenti - per i suoi rapitori. «Li ho perdonati», ha dichiarato l’ex ostaggio, che non ha subito violenze ma è stato tenuto come una bestia. Malnutrito (ha perso oltre venti chili), è stato persino costretto a utilizzare come water parte della stanza in cui dormiva. Prima del saluto alla cittadinanza, Titti ha ricevuto in casa la visita del sindaco di Bonorva Mimmino Deriu, dell’arcivescovo di Sassari, don Paolo Atzei, e del parroco del paese, don Tore Ruzzu. Assieme hanno parlato di una possibile visita in Vaticano dal Papa, che durante il sequestro lanciò un appello per la liberazione dell’allevatore. Deriu ha poi detto a Titti di avere da parte per lui un libro sul Cagliari Calcio. Appena liberato, conversando con gli inquirenti, l’ex ostaggio si era informato su chi avesse vinto lo scudetto e sulla sorte dei rossoblù nel campionato di serie A di calcio. Titti ha poi detto al sindaco di preferire una maglietta del Cagliari. Ieri sera i bambini di Sedilo, il paese dell’Oristanese in cui è stata trovata la prigione, hanno partecipato a una fiaccolata promossa dal parroco del paese per chiedere scusa a Titti Pinna e condannare i sequestri.
Vertice blindato alla procura di Cagliari È stato un vertice blindato quello che si è tenuto nella tarda mattinata nel palazzo di giustizia di Cagliari tra i reparti delle forze dell’ordine che partecipano al Nucleo Interforze costituito attorno alla Dda sul sequestro di Titti Pinna, l’allevatore di Bonorva rimasto nelle mani dei rapitori per otto mesi e liberatosi lunedì scorso nelle campagne di Sedilo (Oristano). «Scambio di informazioni» è stato l’unico commento rilasciato dal procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia Mauro Mura al termine dell’incontro durato circa due ore e 45 minuti: inizialmente fissato per le 12, è stato spostato alle 13 e si è concluso alle 14.45. Mura non ha voluto confermare nè smentire le ipotesi che vogliono gli inquirenti già sulle tracce dei sequestratori di Titti Pinna, dimesso dall’ospedale di Nuoro ieri notte. Fra i circa 30 esponenti di carabinieri, polizia, guardia di finanza e corpo forestale, è entrato nell’ufficio al terzo piano del palazzo di giustizia anche un militare con una pesante borsa nera e uno zainetto, contenenti presumibilmente registrazioni dei primi colloqui dell’ex ostaggio con i magistrati. La seconda parte del racconto di Titti Pinna non è ancora stata trascritta, segno della linea di assoluta riservatezza tenuta dalla Dda, intenzionata a evitare fughe di notizie che mettano sul chi vive i rapitori, ma che lascia intuire l’importanza di quelle dichiarazioni.
Nella prima audizione subito dopo la liberazione, l’allevatore di Bonorva ha parlato del periodo trascorso nell’ovile-prigione di Su Predu, mentre nei successivi incontri con Mura e con il suo sostituto Gilberto Ganassi avrebbe affrontato il capitolo del prelievo da Bonorva. Ecco perchè il vertice in Procura di stamattina potrebbe rappresentare un momento fondamentale per le indagini. Ma il procuratore capo, non ha voluto confermare la circostanza- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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