
Una pedalata lenta per attraversare Milano con l'animo del viaggiatore. Se la fretta è uno stato mentale (che va oltre la milanesità) non c'è mai bisogno di correre. Il via è alla sede storica del Touring Club che dal 2020 è diventato un hotel a cinque stelle del gruppo Radisson. Nella hall, a disposizione dei turisti, troviamo le biciclette Rossignoli, eleganti, con il logo dell'hotel sul telaio ma soprattutto leggerissime.
Il Touring Club italiano fu fondato nel 1894 da un gruppo di 56 velocipedisti guidati da Luigi Vittorio Bertarelli. All'epoca ci si muoveva in bicicletta. E il Touring ne intuì il potenziale come strumento per esplorare il territorio. «Da quella visione è nata un'idea di turismo accessibile, formativo e rispettoso dei luoghi - ha detto Giulio Lattanzi, direttore generale del Touring Club Italiano. Tornare oggi a proporre itinerari ciclabili nel luogo che ha visto la nostra nascita significa rinnovare quella vocazione originaria, offrendo occasioni per un turismo più rispettoso e partecipato».
Siamo in corso Italia, come allora. Alle spalle di piazza Missori dove sferragliano i tram e fanno capolino le guglie del Duomo. Ci guida l'influencer Lorenzo Bises, noto per i suoi itinerari in bicicletta «in ascolto» dei luoghi da scoprire. Una Milano non scontata. Sosta in via Paolo da Cannobbio, la piccola strada che unisce corso di Porta Romana a via Albricci, ad apprezzare il negozio Viganò, aperto nel 1919, famoso per perle e perline di ogni foggia e colore. Era una bottega conosciuta solo ai residenti, da quando è approdata su Tik Tok grazie a una turista americana oggi è affollata di turisti. Avanziamo verso via Larga, poi via Laghetto e Francesco Sforza per una visita al museo della Ca'Granda, sempre aperto. I ciceroni sono i volontari del Touring che mostrano la quadreria dei benefattori, i dipinti di Hayez, Segantini, Pitocchetto che ricevettero le committenze dall'ospedale. Da visitare ci sono anche il poderoso archivio amministrativo, tutto cartaceo con 16.000 pergamene, e la cripta ex cimitero dell'ospedale: fino al 1.600 vi furono sepolte 150mila persone. Molte ossa e scheletri sono rimasti intonsi fino ad oggi, periodicamente i Ris di Parma svolgono prelievi per cercare di ricostruire le abitudini di allora. Altra tappa, passando dalla signorile piazza Eleonora Duse a corso Buenos Aires, alla Cappelleria Mutinelli. È qui dal 1888 con poche modifiche al suo interno. Quando la città finiva ai bastioni e alle spalle sorgeva il lazzaretto ben descritto dal Manzoni.
«Il fondatore è stato il mio bisnonno - ha raccontato il titolare - Negli anni '50 in questa strada c'erano 15 cappellerie, per distinguere i propri cappelli neri, nei guardaroba dei teatri, i clienti venivano qui a farsi incidere le iniziali (in negozio c'è ancora funzionante lo strumento in legno che imprime le lettere)». Poche pedalate, sguardo in su ad ammirare le case decorate di via Malpighi, con i puttini, le maschere e i ferri battuti. È Milano, avvolta nella sua brezza e percepita dalla bicicletta.