Transizione energetica

Le comunità energetiche nel Pnrr: produzione e consumo si incontrano

Unire sviluppo economico, transizione energetica e tutela dei territori: le comunità energetiche possono avvicinare produzione e consumo facendo sentire i risparmi ai cittadini dei comuni che spingono sulle rinnovabili. E sono al centro del Pnrr.

Le comunità energetiche nel Pnrr: produzione e consumo si incontrano

Le comunità energetiche possono garantire una svolta alla transizione green nei luoghi del Paese più periferici, dai borghi dell'Italia profonda alle aree montane e insulari, unendo il doveroso pragmatismo alla tutela di aree peculiari sotto il profilo paesaggistico, culturale, morfologico.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza spinge fortemente sullo sviluppo di comunità energetiche in cui possa essere promosso l'approccio prosumers: ogni territorio diventa produttore (producer) e consumatore (consumer) di energia rinnovabile redistribuita sotto forma di bollette meno care e partecipazione alle attività della comunità all'intero territorio di riferimento.

"L’aumento della generazione distribuita, soprattutto tramite la diffusione di sistemi fotovoltaici, rende rilevante l’integrazione della produzione e il consumo di energia all’interno di quartieri e distretti, all’interno di reti di media e bassa tensione", ha scritto l'Enea in una pubblicazione. "Per consentire al sistema elettrico nazionale di funzionare in maniera ottimale, è necessario abbinare l’offerta di energia alla domanda di consumo. Una delle soluzioni per giungere tale obiettivo è sovrapporre la dimensione spaziale individuale a quella collettiva, ad esempio, facendo coincidere la produzione locale di energia con la domanda del circuito costituito da: casa, condominio e vicinato o azienda-edificio/centro commerciale".

Tutto questo nell'ottica di conseguire un'ampia serie di obiettivi:

  • in primo luogo, portare nei territori una transizione energetica governabile in forma sostenibile e non imposta dall'alto;
  • in secondo luogo, sviluppare una serie di progetti e obiettivi di medio termine finalizzati alla creazione di economie di scala locali, in un sistema decentralizzato, per rendere attrattive tecnologie come l'eolico e il solare;
  • terzo punto, si tratta di evitare il progressivo svuotamento di borghi e aree interne consentendo, attraverso l'energia, una continuità economica alle aree più vulnerabili del Paese;
  • quarto, e più importante, obiettivo delle comunità energetiche è quello del contrasto alla “povertà energetica”, identificabile come una situazione nella quale un nucleo di persone, che può coincidere con una famiglia o un paese intero, non ha a disposizione un sufficiente livello di servizi energetici essenziali a causa del combinato disposto di basso reddito, spesa per l’energia elevata e bassa efficienza energetica nelle proprie case.

A fine 2021 l'Osservatorio italiano sulla povertà energetica (OIPE) ha aggiornato la stima dell’incidenza del fenomeno nel 2020, segnalando come esso coinvolgesse l'8% dei nuclei famigliari italiani, per la precisione 2,1 milioni di famiglie. L'attenzione alla povertà energetica, la cui stima è utilizzata dal Governo Italiano nella Strategia energetica nazionale (SEN) del 2017 e nel Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) del 2019, è a maggior ragione elevata in questa fase segnata dal rischio latente della crisi energetica e dal caro-bollette.

Alle 20 comunità energetiche oggi esistenti in Italia, con una produzione media relativamente modesta, oscillante tra i 20 e i 50 KWh, il Pnrr vuole dunque aggiungere un ampio spettro di nuove installazioni da qui al 2026. Il Pnrr, nella sua strutturazione definitiva, nella missione maggiore, quella sulla transizione ecologica, è arricchito con finanziamenti specifici per favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione proprio delle comunità energetiche, stanziando in tal senso oltre 2 miliardi di euro per generare 2.000 MW di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di comunità delle energie rinnovabili e auto-consumatori. L'attuazione italiana del regolamento europeo sulle comunità energetiche consentirà sia di intervenire finanziando nuovi progetti sia procedere, dentro e fuori il Pnrr, con il finanziamento a tasso agevolato per tutti i comuni sotto i 5mila abitanti che realizzano al loro interno una comunità energetica, con l'obiettivo di portare al loro interno la transizione energetica. E questo potrebbe anche frenare - o invertire la rotta - dello spopolamento di questi territori. L'obiettivo è puntare soprattutto sul fotovoltaico: supponendo 1.250 kWh medi di generazione anna di ogni impianto, le comunità energetiche di nuova creazione possono permettere di risparmiare 2.500 GWh di energia, ovvero 1,5 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Tutto questo mettendo in campo la produzione e la generazione nei territori.

Fulvio Scia, amministratore delegato di Sinergia EGP1 srl, ha ricordato in un convegno organizzato da Legambiente sul tema dell'autoconsumo nelle regioni colpite dai terremoti del 2016, Comunità rinnovabili e solidali, che le maglie del Pnrr sono decisamente ampie sul fronte delle comunità energetiche: la platea di soggetti ammessi alla creazione di comunità finanziate con fondi pubblici "si è molto allargata con le nuove norme, aprendo a enti religiosi, enti di ricerca e del terzo settore, oltre alle Pmi. E ovviante comprende gli enti locali e i privati cittadini. L’iniziativa può quindi partire da qualsiasi soggetto, pubblico o privato e significa che, anche semplici cittadini che abitano nello stesso quartiere possono farlo, la potenza degli impianti incentivabili può essere fino a 1.000 kw". Da Biccari (FG) a Pettorano sul Gizio (AQ) da Castelmezzano (PZ) passando per Arrone (TR) nel cuore della Val Nerina e Gaiba (RO) in Veneto, alcuni comuni sono già in corsa da tempo per sviluppare le proprie comunità energetiche. E complessivamente Legambiente ricorda che sono 38 i piccoli comuni italiani alimentati al 100% da energie rinnovabili che soddisfano autoconsumo e bisogni della propria popolazione con fonti del luogo, e ben 2.271 quelli al 100% autonomi sul fronte dei consumi elettrici. Una base di partenza ottimale che le comunità energetiche possono incentivare.

Portando la transizione nel cuore d'Italia.

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