Trasferimento per fare politica? Il Tar boccia il maresciallo

Trasferimento per fare politica? Il Tar boccia il maresciallo

«Se la normativa fosse interpretabile in questo senso, si favorirebbe un uso strumentale della partecipazione alle competizioni elettorali, soprattutto in piccoli comuni, dove non è poi così difficile essere eletti consiglieri comunali, al solo scopo di ottenere un trasferimento vicino al luogo dei propri interessi che per le vie ordinarie potrebbe rivelarsi difficile da ottenere»: così il Tar della Lombardia ha motivato la bocciatura del ricorso di un maresciallo della Guardia di finanza, che puntava a tornare al paesello d’origine in virtù della sua carriera politica. Essendo stato eletto consigliere comunale, voleva tornare a casa.
Si tratta, a dire il vero, di un sistema noto da tempo: fin dai tempi della naja obbligatoria, i giovanotti destinati al servizio militare in posti scomodi e lontani cercavano in tutti i modi di ottenere, prima di essere arruolati, un qualche posto in un organismo elettivo, anche di basso livello (a Milano erano gettonatissimi i consigli di zona) per ottenere avvicinamenti e licenze. All’interno della pubblica amministrazione, i casi di richieste di trasferimento con motivazioni di questo tipo sono tuttora tutt’altro che rari: perché a lavorare per lo Stato sono ancora oggi soprattutto gli italiani del Sud, disposti per lavoro a trasferirsi al nord, ma che spesso hanno fin dal primo giorno la speranza di ritrovare la strada di casa. Ma le liste d’attesa per i trasferimenti al sud sono lunghissime. E così ogni tanto qualcuno cerca di imboccare una scorciatoia.
Il maresciallo D.G. è un sottufficiale di origine pugliese in servizio da anni al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, in via Fabio Filzi. In occasione delle amministrative del 2010, decide di candidarsi alle elezioni in un paese in provincia di Brindisi, in seno ad una lista civica. Nonostante viva a mille chilometri di distanza, evidentemente D.G. nella sua terra d’origine è ancora conosciuto e ben voluto, visto che riesce a entrare in consiglio comunale. Immediatamente, il maresciallo chiede di essere trasferito «nella provincia d Bari o almeno in quelle vicine di Bari e di Taranto» per poter espletare il mandato conferitogli dagli elettori. La Guardia di finanza gli dice di no.

E anche il ricorso al Tar viene respinto: la legge non prevede affatto un diritto automatico al trasferimento per chi viene eletto negli enti locali, ma semplicemente i permessi per le trasferte e la «possibilità» di chiedere l’avvicinamento.
Altrimenti, spiegano i giudici, si rischierebbero di lasciare sguarniti uffici al Nord, come il Nucleo di Milano delle «Fiamme gialle», già sotto organico di 123 unità

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