"La travolgente primavera" del pittore David Hockney

Martin Gayford racconta la seconda giovinezza dell'artista in Normandia. Dove dipinge la vita

"La travolgente primavera" del pittore David Hockney

Travolgente Hockney. Ha 85 anni il grande pittore inglese ma è più giovane di tutti i pittori che conosco, e ne conosco centinaia e quasi tutti potrebbero essere suoi figli e molti potrebbero essere suoi nipoti. Più giovane ossia più entusiasta, più produttivo, più innovativo. Se avessi a disposizione un aggettivo solo, sintetizzerei così: più vivo. Come diavolo fa, mi domando leggendo Travolgente primavera. David Hockney in Normandia di Martin Gayford (Einaudi), e guardando le riproduzioni degli ultimissimi, verdissimi lavori.

Sarà la grassa dieta normanna? Perché il libro è zeppo di resoconti gastronomici, fra un quadro e l'altro si mangia parecchio, c'è la trippa «cucinata à la mode de Caen, cotta nel sidro e nel calvados», c'è l'andouillette, «salsicce di interiora» (un sapore forte che accomuna il pittore allo scrittore Simenon, e dunque al commissario Maigret), c'è «un enorme granchio ancora nel suo guscio», c'è prosciutto, formaggio, patè ma soprattutto c'è sempre tanto burro. Com'è giusto che sia: la Normandia, grazie ai suoi ricchi pascoli, per il burro è famosa. Sono dettagli irrilevanti? Non direi. L'inesausta vitalità di Hockney non può non derivare dal suo amore per la vita e per i piaceri che questa può offrire. Non soltanto mangia e beve, addirittura fuma. A letto! Come si usava in tempi meno salutistici e più artistici... Guardi i suoi quadri e capisci la sua filosofia e quanto abbia ragione il biografo Gayford: «Crede fermamente che il piacere sia uno dei requisiti dell'arte. Detesta l'approccio puritano del mondo dell'arte verso il piacere». Avete presente l'arte povera, l'arte concettuale, l'arte ideologica? Tutto il contrario. Il suo esplicito edonismo, il suo epicureismo, ha perfino un risvolto politico: «Ho sempre detestato il comunismo: l'idea di dover sacrificare il presente nel nome di un futuro meraviglioso. Ma come fai a sapere che sarà meraviglioso? Nessuno lo sa. Bisogna vivere nel qui e ora. È il momento presente a essere eterno». Nel sistema dell'arte contemporanea, conformista e moralista, Hockney è dunque una boccata d'aria, un'eterna primavera di bellezza. Primavera in senso lato e in senso stretto: il libro si apre con la decisione dell'artista di trasferirsi in Normandia «per veder sbocciare la primavera del 2019. Ci sono molti più fiori lì: meli, peri, e fiori di ciliegio, più pruni e biancospini». Hockney, cosmopolita e mobile, si è sempre diviso fra la natia Inghilterra, la California dove si è guadagnato un enorme successo con gli epocali quadri di piscine (uno su tutti: A bigger splash del 1967, qui a pagina 189), e la Francia. Parigi negli anni Settanta, quando viveva nella stessa viuzza di Balthus e frequentava i canonici Café de Flore e Deux Magots, e ora la campagna normanna. Niente più piscine ma alberi, tantissimi alberi. Piccoli e grandi, in filari o isolati, ancora spogli o già fronzuti, e tutt'intorno giardini, aiuole, campi, casette pittoresche di campagna, capanni per gli attrezzi, fienili, pergolati, siepi, stagni, corsi d'acqua, sentieri... Va da sé che il colore dominante è il verde. In tutte le gradazioni e però con una prevalenza di tonalità chiare. Anche la tavolozza comunica giovinezza: verde è sinonimo di freschezza, i germogli sono di norma verde chiaro. Travolgente primavera mi porta a pensare con un certo sconforto ai tanti artisti italiani, alcuni dei quali bravissimi, il cui colore dominante è il nero oppure il marrone. Colori autunnali, cupezze cimiteriali. Capisco bene il pessimismo, non mancano i motivi, capisco anche l'angoscia, ma non accetto il novembre perpetuo. Non abbiamo primavere in Italia? Una volta l'anno anche in questa nazione di culle vuote e farmacie piene fioriscono i meli, i peri, i ciliegi, i pruni, i biancospini, e in più i limoni che invece in Normandia non mi risultano. Eppure... Eppure Gian Maria Tosatti, nel plumbeo sistema italiano dell'arte l'artista di massimo potere, oggi all'Hangar Bicocca espone ruggine. Grandi quadri rugginosi.

Mentre per Hockney la primavera sembra avere addirittura poteri taumaturgici: «Sono rinato, come se si mi avessero concesso un'estensione della vita. Camminavo con il bastone, ora l'ho completamente abbandonato». Mi sa che ha proprio ragione Gayford quando scrive che il pimpante ottuagenario «come altri artisti importanti, soprattutto quelli che continuano a evolversi e a crescere, ci impartisce una lezione non solo su come guardare, ma anche su come vivere».

I pittori leggano Travolgente primavera per dipingere meglio e chi pittore non è lo legga per vivere meglio, ricavando dalle sue pagine un metodo secondo me bellissimo: trasferirsi in luoghi ameni, non stancarsi di ammirare lo spettacolo mutevole della natura, continuare a lavorare anche in tarda età, traendo energia dal proprio fare, guardare sempre avanti, mangiare tanto burro.

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