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Maîtresse settantenne trovata morta a casa con una forchetta in gola

Paola Fucilieri

Una vecchia e tranquilla prostituta. Con un consolidato tran tran di clienti con i quali, dalla strada - viale Gran Sasso, zona Città Studi - si appartava lì vicino, in uno squallido monolocale di ringhiera, un appartamentino al terzo piano di via Paisiello dove tutti sapevano cosa faceva senza però averle mai parlato. È stato proprio uno dei suoi vicini di casa - Pascale, un cameriere 44enne, algerino proprio come lei - a scoprirne il cadavere nella notte tra sabato e domenica. Mancavano pochi minuti alle 2 quando l’uomo - che da almeno 4 giorni, dalla porta rimasta socchiusa del monolocale della donna, vedeva trapelare la luce accesa - rientrando a casa dal lavoro ha deciso di chiamare il 113: «Venite, ci dev’essere un morto nell’appartamento vicino al mio, almeno a giudicare dal fetore che ne esce». Giunta sul posto la polizia ha trovato il cadavere di Khira Zarat Belmokhotar - cittadina italiana, nata nell’agosto del 1933 a Sidi bel Abbes, vicino a Orano, ovest dell’Algeria - in avanzato stato di decomposizione. La donna era a terra vicino al letto, prona, indossava solo una maglietta blu arrotolata sotto il seno e teneva il braccio destro piegato sotto la fronte. La figura piccola e sottile della vedova (il marito, un pugliese, è morto da anni) si era gonfiata a dismisura in seguito ai gas della decomposizione; i capelli castano-rosso sembravano essere caduti a ciocche. Una volta rivoltato il cadavere, poi, il medico legale ha trovato che nella gola della morta qualcuno aveva conficcato, e con una certa forza, una forchetta.
Nel monolocale - una stanza non più grande di 15 metri quadrati, con un letto, un armadio e un mini angolo cottura - la polizia non ha rinvenuto nulla che appartenesse alla morta (tantomeno denaro) se non la sua patente con una vecchia foto e una recente carta d’identità buttate a terra da qualcuno che probabilmente cercava altro, sebbene in casa non ci fosse vero disordine.
«La vedevo sempre, ma non avrei mai immaginato né che fosse una mia connazionale né che avesse 73 anni, perché non ne dimostrava più di 60. - ricorda ancora Pascale -. Con lei ho scambiato al massimo un “buonasera”, ma avevo capito che faceva la vita per il modo un po’ sfarzoso che aveva di vestirsi e quei tacchi sempre altissimi sui quali si ostinava a camminare su e giù per le scale del palazzo nonostante fosse claudicante».
Secondo la polizia era residente in via Alzaia del Naviglio e usava l’appartamentino solo per lavorare, muovendosi per la città con la sua Citroën verde scuro. Nel monolocale, infatti, sono stati ritrovati solo molti preservativi e i suoi abiti «da lavoro». «Capitava che non la vedessi anche per lunghi periodi - conclude il cameriere algerino che ricorda di averla vista viva l’ultima volta la sera di sabato 7 ottobre -.

Da circa 4 mesi però aveva subaffittato la casa ad altre tre prostitute, donne molto più giovani, una sudamericana e due ragazze dell’Est che non hanno più di trent’anni e venivano qui quando, ovviamente, lei non usava la casa». Se queste donne c’entrino qualcosa con la brutta fine fatta dalla poveretta, per il momento, resta un mistero.

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