da Milano
Una volta di più nessuna pietà per le banche da parte del presidente della Consob, Lamberto Cardia. Ma nella relazione sul 2005, lattenzione è stata riservata in particolare ai prodotti del risparmio gestito: si tratta principalmente dei fondi comuni di investimento venduti allo sportello.
Lindipendenza operativa delle società di gestione del risparmio (Sgr, vale dire le società-prodotto) è oggi «un requisito per la competitività», ha detto Cardia. Ma gli attuali assetti dellindustria italiana dellintermediazione «stanno condizionando lo sviluppo del settore del risparmio gestito».
Lappartenenza delle Sgr italiane a gruppi bancari, sottolinea Cardia, «ne condiziona le scelte organizzative, produttive e commerciali, legandole a logiche di gruppo. Nelle strategie dei gruppi bancari italiani appaiono poco valorizzati gli incentivi a promuovere lofferta di prodotti del risparmio gestito, privilegiando al contrario prodotti di investimento diretto del risparmio. Lutilizzo prevalente di reti di distribuzione del gruppo riduce inoltre la concorrenzialità, influendo negativamente - conclude - sulla capacità di crescita dimensionale e di innovazione finanziaria dei gestori» dei fondi comuni.
Una requisitoria dura accompagnata, nei numeri del documento sulla «Relazione per lanno 2005» da una tabella significativa: su 177 amministratori (presidenti, ad, consiglieri e direttori) di Sgr, ben 145 hanno almeno una carica in una società dello stesso gruppo, e solo 32 non ne ricoprono alcuna.
Grave anche la tendenza a delocalizzare lindustria del risparmio gestito, con il rischio che lItalia diventi un mero territorio di caccia per la sola distribuzione.
Ma la nuova frontiera della vigilanza della Consob, cha a tal fine ha istituito una task force dedicata, riguarda Internet: chi si affida alla Rete per i propri investimenti lo fa, ancora nel 2005, a proprio rischio e pericolo. La Consob non lo dice a chiare lettere ma è il messaggio implicito che emerge dalla Relazione. Nel corso del 2005 lazione della commissione ha riguardato lesame di 432 siti internet e ha dato luogo a 498 azioni di enforcement (vigilanza) contro i 97 del 2004, oltre a 264 segnalazioni allautorità giudiziaria (42 nel 2004) e 523 segnalazioni ad altre autorità.
Le azioni di enforcement sono consistite in provvedimenti cautelari o interdittivi che hanno riguardato casi di sollecitazione allinvestimento e irregolarità nel funzionamento di scambi organizzati, cui sono conseguiti interventi di oscuramento degli spazi web coinvolti.
Lo schema ricorrente che riguarda le sollecitazioni abusive, come negli anni scorsi, è quello tipico della cosiddetta «catena di SantAntonio».
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