Tutti al Bingo, un sogno contro la crisi

«Mica vero che la gente con la crisi, per evadere, gioca di più. Gioca come prima. Cioè, tanto». Massimiliano Mondini, direttore della sala Bingo di via Washington, sintetizza così una verità sotto gli occhi di tutti: il gioco del Bingo, tanto simile, seppur con qualche distinguo, alla cara, vecchia tombola, piace ancora parecchio, e crisi e manovre non ne hanno alterato l’appeal.
Da anni irretisce esponenti di ogni fascia d’età e (quasi) tutte le classi sociali. Il 26 di dicembre, ore 17, la sala è gremita e c’è coda all’ingresso del locale, «esattamente come a Natale, come il 24 e come, del resto, in quasi tutti i giorni festivi», continua Mondini. In una sala di 650 metri quadrati, già inaugurata nel gennaio del 2002, ancora distinta in reparto fumatori e non, ci sono circa 300 persone all’interno, distribuite in 38 tavoli da otto, sostano da un minimo di sei minuti, la durata di una giocata, ad un massimo di qualche ora. Senza considerare la ressa alle slot machines nell’atrio, arrivate solo nel settembre scorso, sul genere di quelle che si vedono nei casinò più accreditati. Aperta dalle 7 del mattino alle 24 per 365 giorni all’anno, la sala Bingo registra una fila incessante, con punte massime dalle 14 fino a tarda serata, composta da persone di ogni età e varie estrazioni.
«Pensionati, casalinghe, studenti, dottori, infermieri, benestanti annoiati, gente del posto e dell’hinterland, dai 20enni agli 80enni. C’è di tutto - spiega ancora il responsabile -. Stando qui, la crisi sembra inesistente, quasi una montatura dei media». Nessuna minaccia neanche dall’avvento del bingo online, che pure piace, all’indirizzo «bingooro.it», «perché la gente è diffidente - continua il responsabile -. Già teme che il gioco in sala sia truccato, con l’online il sospetto cresce ancora di più». Nell’85 per cento dei casi i clienti sono fidelizzati, «ma in realtà girano per tutti i locali. Ce n’è un altro nostro in via Lorenteggio e mi capita di vedere le stesse facce». Le puntate vanno da un minimo di 50 centesimi a cartella fino a un massimo di 3 euro, «e nelle slot machines si può vincere fino a 6mila euro».
Ma quanto si perde? A giudicare dagli sguardi attenti, e sul torvo, dei giocatori c'è poco da ridere. Ci avviciniamo a un ragazzo sui 30 anni che getta monete compulsivamente in una «Video Lottery». «Sto perdendo un sacco di soldi, non ho voglia di parlare», borbotta accigliato. Stesso esito per una distinta signora sui 60 anni al suo fianco: «Mi piace vincere, gioco un’ora al giorno, se non vinco vado via prima. Ecco, come adesso». Si alza, ma poi si risiede a una slot più avanti. Armando, impiegato napoletano, sedicente «giocatore equilibrato», è più loquace, sebbene confessi: «Il giocatore non è mai sotto controllo. Ho vinto qui anche 1600 euro, ma ne avrò persi circa 800. Vengo un paio di volte al mese. Oggi gioco 50 euro, perché ho solo questi, mentre il vero giocatore gioca anche se non ha più nulla. Ho visto poco fa un noto imprenditore che ha perso al tavolo un’intera ditta, eppure eccolo, di nuovo qui».

Debiti? «Mai fatti, sennò davvero dovevo andare a rubare». Ma chi è che vince, alla fine? «Solo lo Stato. Mettendo i Bingo, secondo me, ha rovinato la gente, che, crisi o non crisi, gioca come prima. Sai che ti dico? Il Bingo contribuisce all’aumento della criminalità».

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