Improvvisa retromarcia sullok al trasferimento dei nomadi dal Casilino 900. La innestano, a sorpresa, i vertici della Comunità di SantEgidio che parlano di pesanti condizionamenti, di «minacce» nei confronti degli sfollati. «SantEgidio - spiega Paolo Ciani - aveva letto il discorso sul piano nomadi del Campidoglio con interesse. Eravamo cioè favorevoli al fatto che si affrontassero dopo decenni le condizioni di vita dei rom e dei sinti non degne di una città come Roma. Abbiamo partecipato a molte riunioni e aiutato i rom a capire alcune scelte. Dallaltra parte abbiamo presentato anche noi proposte senza ottenere risposta. Allimprovviso laccelerazione a via di Salone con lallontanamento di 128 persone, tra cui 74 bambini. Per questo motivo SantEgidio ha deciso di abbandonare il tavolo sui nomadi voluto dal Campidoglio».
Allibito Ugo Cassone (Pdl), vicepresidente della commissione Politiche sociali del Comune che si augura che luscita della comunità di SantEgidio dal tavolo sui rom del Comune di Roma «sia per la vera difesa dei diritti della comunità nomade della Capitale, e non per innescare una sterile polemica in chiave elettorale».
Stessa linea per Dario Rossin, capogruppo Pdl in Comune: «Lo stile adottato dalla comunità di SantEgidio ci riporta indietro di 10 anni. Mentre la Giunta Alemanno da due anni ha aperto un tavolo con le associazioni cattoliche, tra cui la stessa SantEgidio, questo gesto plateale ha il sapore di una sfida nei confronti di chi vuole ristabilire la legalità».
Spiazzato anche il presidente del Centro Astalli Giovanni Lamanna: «Questa mattina ero al Casilino 900 e posso affermare che sono state rispettate le modalità decise da tutti. Va riconosciuto al Comune il merito di aver messo mano a una situazione insostenibile per il bene della città e per la dignità dei rom».
Infine lordine degli ingegneri si sente di ringraziare il sindaco Alemanno.
Tutti contenti, ma SantEgidio protesta
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