Addio a Ludovico Peregrini, gentile Signor No del "Rischiatutto"

Iniziò la sua carriera con Baudo ma fu l'incontro con Mike a renderlo famoso. Era coltissimo

 Addio a Ludovico Peregrini, gentile Signor No del "Rischiatutto"
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L'anima discreta dei quiz televisivi d'altri tempi, una cultura enciclopedica prestata all'intrattenimento del piccolo schermo e, tangenzialmente, anche alla canzone d'autore. Questo c'era dietro ai baffi d'altri tempi di Ludovico Peregrini, che è morto ieri, in Bretagna - terra che amava per via della moglie Nicou - all'età di 82 anni. Il suo nome potrebbe dirvi poco se non siete cultori della televisione intelligente e garbata che fu. Ma il suo soprannome, beh tutti i nati prima del Duemila lo ricordano. Per Mike Bongiorno era semplicemente: «Signor no».

Severo e preciso, interveniva a bloccare le richieste di clemenza del presentatore, facendo le pulci alle risposte dei concorrenti. Armato di quella sua sorta di onniscenza che conservava, sotto forma di più di 100 mila domande, radunate in quaderni a spirale scritti a mano.

Ma vediamo come questo intellettuale vero, per

certi versi picomirandoliano, è entrato nei nostri teleschermi, in un epoca di monoscopi ed antenne da direzionare. Nato a Como il 27 giugno 1943, si laureò in lettere all'università Cattolica di Milano. Durante l'ultimo anno di laurea, nel 1966, un suo ex compagno di studi che già lavorava in Rai, Guido Clericetti, gli disse: «Cerchiamo un giovane tuttofare per un programma musicale che si chiama Settevoci: vuoi venire tu?». Era una gara di cantanti con l'applausometro, a condurre il gioco Pippo Baudo. Con Baudo si presero subito, mentre la trasmissione diventava un successo clamoroso. Il presentatore aveva 29 anni, Peregrini 23, passavano ore a chiacchierare di tutto a zonzo per Milano. Peregrini fu anche testimone delle prime nozze di Baudo con Angela Lippi.

Ma la vera svolta arrivò nel 1970, quando iniziò a collaborare con Mike Bongiorno per Rischiatutto, dando vita a un sodalizio che sarebbe durato oltre quarant'anni. Inflessibile, Peregrini (nella foto) vigilava sull'applicazione del regolamento del quiz. Così, in un epoca in cui esisteva ancora il senso della regola e dell'arbitro il «Signor No» è entrato nel cuore del grande pubblico. Divenne il notaio degli italiani anche se lui era un letterato e per giunta il modello del «Signor No» gli veniva da un professore di liceo. Come ha raccontato una volta al collega Massimo

M. Veronese: «Si chiamava Adolfo Mera, insegnava latino e greco. Era severissimo. Si metteva sulla soglia dell'aula e non entrava fino a quando non erano tutti in piedi e in silenzio. Aveva spessore e disciplina. Ricordo tutto quello che mi ha insegnato».

Ma la cultura vera ed onnivora di Peregrini spaziava anche verso la musica. Ha scritto canzoni per Mino Reitano, Toto Cutugno, Mina. Ed elencare tutti i quiz e i programmi a cui ha contribuito, tra cui il remake di Rischiatutto con Fabio Fazio (2016), ci costringerebbe a un elenco lunghissimo.

Meglio ricordare quello che i quiz gli avevano insegnato su come sono cambiati gli italiani: «La cultura generale non c'è più. I giovani li ho trovati interessati molto sul presente, un po' sul futuro e niente sul passato.

Ricordo uno che sapeva tutto di Quentin Tarantino ma non aveva idea di chi fosse Fellini... Non c'è la curiosità che avevamo noi».

Perché per essere un «Signor no» bisogna aver letto di tutto per avere il senso del limite e dell'ironia. E fare della cultura un gioco.

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