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"Ricordate Grillo e Benigni?". Scanzi rimpiange i Festival militanti

"Ve li ricordate i veri artisti che facevano politica anche a Sanremo?". Il giornalista accusa Amadeus e Fiorello, rei a suo giudizio di aver fatto una kermesse troppo "democristiana"

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"Ma lo avete visto? È il Festival più annacquato della storia, è di una noia mortale". E fin qui uno potrebbe anche essere d'accordo, sebbene il giudizio appaia abbastanza ingeneroso. Il punto è che Andrea Scanzi ha sputato la propria bocciatura contro il quinto Sanremo di Amadeus per motivi che sconfinano nell'ideologia. Secondo il giornalista, infatti, la vera pecca della kermesse in corso sarebbe la mancanza di politica. Per il saggista aretino, il Festival degno di plauso sarebbe quello schierato (a sinistra, s'intende) e militante: l'esatto opposto di quello che, negli anni, il pubblico ha dimostrato di apprezzare.

Ospite ieri sera a Otto e Mezzo, da Lilli Gruber, Scanzi si è lanciato in una pungente critica su Sanremo 2024, reo di - a suo giudizio - di non essere abbastanza partigiano. "Ma ve li ricordate i veri Festival o i veri cantautori che facevano un po' di critica sociale e anche politica? Ve li ricordate i veri artisti che facevano politica anche a Sanremo? Dov'è un comico che fa satira? Ve lo ricordate quando ci andavano Grillo, Crozza o Benigni?", ha esclamato su La7 il giornalista, rimpiangendo i tempi in cui il palco dell'Ariston diventava terreno di colonizzazione politica di stampo progressista con la scusa della musica, della satira o della sensibilizzazione sociale.

Da qui, la nostalgia di Scanzi per i tempi andati in cui Grillo imperversava all'Ariston con le sue sparate e Benigni, con il pretesto di spiegarci la Divina Commedia, si metteva a fare satira politica, costringendo i cantanti a esibirsi a notte fonda. Peraltro, la critica del giornalista è anche abbastanza imprecisa, visto che l'attore premio Oscar fu ospite all'Ariston proprio l'anno scorso, quando il governo Meloni era già in carica. Stando alle rimostranze del giornalista, invece, il Sanremo dell'Italia "meloniana" sarebbe diventato una melassa, cosa peraltro non vera visto che pure quest'anno non sono mancati appelli pacifisti, discorsetti in salsa woke e provocazioni. Come sempre accaduto nella storia festivaliera.

"È la quintessenza della democristianità questo Sanremo! Amadeus, Fiorello... Fiorello è bravo, ma è uno che calcola ogni battuta al millesimo, al punto tale che quando imita La Russa lui è contento. Se tu rendi felice quello di cui fai la caricatura, allora accetti il fatto che fai sfottò e non satira. Dov'è l'urticanza di questo festival di Sanremo?", ha lamentato ancora Scanzi, accusando addirittura lo showman siciliano di essere troppo morbido.

A giudicare da queste lamentele, immaginiamo che per Scanzi il Festival ideale sia quello intriso di critica sociale e di messaggi politici. Peccato che il pubblico italiano abbia mostrato di non apprezzare quella formula: Sanremo è il festival della canzone italiana.

Non quello dell'Unità.

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