Usava una falsa identità, sospeso un giudice di Roma

Usava una «falsa» identità, grazie a una tessera di riconoscimento legittimamente rilasciata dalla Corte d’appello di Roma, ma sulla quale era riportata un’erronea data di nascita; e così disponeva di un codice fiscale che le permetteva di agire «al riparo da possibili responsabilità patrimoniali». Con questa accusa la sezione disciplinare del Csm ha sospeso dalla magistratura con un provvedimento cautelare, cioè adottato in via d’urgenza, Chiara Schettini, giudice del tribunale fallimentare di Roma. La decisione è del 13 novembre scorso, ma le motivazioni sono state depositate ieri. Tra due giorni il «tribunale delle toghe» dovrà pronunciarsi sulla richiesta di revisione presentata dalla diretta interessata. Per la stessa vicenda, il magistrato è sottoposto a un procedimento penale da parte della procura di Perugia per falsità materiale (e ideologica) commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e nel privato. Ad avviare l’azione disciplinare era stato il 5 novembre il Pg della Cassazione Vitaliano Esposito, con pesantissimo atto d’accusa: il giudice non solo ha «falsificato» la tessera in questione; ma con una «condotta preordinata e organizzata» e un «disegno criminoso», ha usato «in atti pubblici (...) false generalità e un falso numero di codice fiscale» (tra l’altro in occasione di un contratto di mutuo di 800mila euro per l’acquisto di un appartamento); il tutto per «costruirsi una sorta di doppia identità e sottrarsi (...) alle proprie obbligazioni e ai controlli di legge».

Sì, perché come scrive il Csm, il magistrato era «al centro di cospicue contrattazioni»; una «congerie di attività commerciali». Schettini ha chiesto la revisione del provvedimento, in considerazione del suo stato interessante, invocando la tutela per le lavoratrici madri.

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