Letteratura

Valerio in odor di Strega ma è tutt'altro che "chiara"

Il suo romanzo è stato elogiato in blocco dai critici. Ma l'italiano è discutibile quanto la sua ispirazione

Valerio in odor di Strega ma è tutt'altro che "chiara"

Chiara Valerio è la vincitrice del Premio Strega 2024. Non è difficile da pronosticare: è la cronaca di una vittoria annunciata. Il suo Chi dice e chi tace, edito da Sellerio, è stato incensato da tutta la critica italiana. Leggendo le recensioni - si possono tutte trovare sul sito della casa editrice - mi sono incuriosito: hanno scritto tutti la stessa cosa, si sono attenuti alla trama. Ho letto nelle ultime settimane così tante volte su quotidiani, settimanali, mensili la storia del romanzo che mi è venuta la curiosità di leggerlo. E ho scoperto un'autrice che mi ha stupito. La conoscevo perché - come scritto in tutti gli articoli e su Wikipedia - «è amica di Michela Murgia»; la conoscevo per la sua capacità di «modernizzare» gli scrittori e allora per Chiara Valerio «Mahmood nella canzone di Sanremo dice le stesse cose di Umberto Eco», «Lady Oscar ha disvelato l'omosessualità di Pasolini», «il femminicidio ha radici nella cultura della destra» mentre «la famiglia biologica è il fascismo del sangue». Chiara Valerio, scrittrice, matematica, sceneggiatrice di un film con Nanni Moretti e uno con Gianni Amelio (che l'ha candidata a questo Premio Strega), editor di Marsilio, collaboratrice di Rai Radio Tre, direttrice del primo Salone del libro milanese («Tempo di libri») fallito dopo una edizione. Amica di Elly Schlein - che ha intervistato più volte - è una intellettuale di sinistra che si batte per i diritti omosessuali: «Essere una lesbica non è amore: è un atto politico». Antiberlusconiana, ha pubblicato per Einaudi, casa editrice di Mondadori, cioè di Berlusconi, 5 libri.

Non ne scrivo per antipatia, ho solo riassunto il suo interventismo anche perché sentendola nei talk show o nei suoi interventi è molto brava a parlare.

Lo è un pochino meno a scrivere. Non è un pregiudizio ma ciò che ho trovato leggendo il suo romanzo, che è un giallo turistico narrativo sulla vita in provincia e in particolare della sua natia Scauri, cittadina del Pontino. A colpirmi in diverse interviste è che «l'idea di questo testo è nata in un periodo in cui mi sono ritrovata a riflettere sui personaggi femminili di Georges Simenon». Mi ha colpito molto perché Simenon è un misogino dichiarato, tutti i personaggi femminili dei suoi romanzi sono sempre ai margini, nel suo Betty addirittura scrive: «Secondo me, le donne sono fatte per quello. Perché l'uomo le umiliasse e facesse loro male nel corpo». Che poi considerasse le donne come oggetti lo mostrano decine di sue dichiarazioni e la sua vita sessuale. E mi ha anche colpito la storia di Simenon. Come ho già scritto in un articolo del 2019, Simenon era stato condannato dal comitato d'epurazione per gli scrittori a non poter più pubblicare per due anni. L'accusa era di collaborazionismo: cedette i diritti di Maigret alla Continental, una società di produzione e propaganda cinematografica che faceva capo direttamente a Goebbels. Naturalmente furono necessari una serie di contatti prima di firmare l'accordo e Simenon fu visto infatti entrare più volte nella sede della Kommandantur nazista... A questo si aggiunga che il fratello di Simenon fu autore di una strage nazista in una chiesa di Parigi e che lo stesso Simenon lo aiutò a riparare in Canada.

Questa contraddizione non mi ha impedito comunque di immergermi nella lettura. Non sono né di destra né di sinistra, la cultura non ha colori, e non mi interessa chi scrive ma cosa scrive. E poi amo Sellerio e sono felice se vincerà questa casa editrice.

Inizio a leggere le prime pagine e arrivo alla fine.

Qualche dubbio su molte frasi, parole, idiomi, però mi è venuto.

Ad esempio trovo un «palazzotto malmesso», ma malmesso non è riferito alle persone? Come si legge sul vocabolario Treccani è desueto usare malmesso per oggetti e al massimo lo si può adoperare per «un ambiente malmesso». Va beh, nulla di grave, mi dico, sono troppo critico.

Poche pagine dopo mi imbatto in «Mara era rimasta carsica» e qui mi areno. Come fa una persona a rimanere carsica? È una definizione che descrive luoghi geografici, non donne e uomini. E la licenza poetica nei romanzi non c'è, se no non sarebbe poetica.

E ancora: «Mi ha detto con tono piano». Chiara non era più semplice scrivere «mi sussurrava»?

Inizia a girarmi la testa ma trovo conforto in una altra pagina quando leggo: «Le loro teste ondeggianti». Chiara come fanno le teste ad ondeggiare?

Meno male che poi leggo: «Aveva liberato l'occhio destro da una banda di capelli». Io ero rimasto alla banda musicale, non so voi.

Dovrò chiedere al mio parrucchiere perché dopo leggo ancora: «Aveva un taglio di capelli educato ma ventoso». Chiara ma come fa un taglio di capelli ad essere educato ma ventoso?

Spero non si arrabbierà Chiara, penso, ed ecco subito mi trovo a leggere: «Era di una cortesia marziale e un qualcosa di ondoso». Boh!

Poi incontro questo periodo: «Fortunatamente, essendoci appunto molti geometri ma pochi architetti, le abitazioni non vanno oltre il secondo piano. E questo dona al paese una grazia incongrua». Chiara saranno felici al paese?

Poi finalmente sono preso da un passaggio di amore che mi avvince: «Vittoria mi prendeva sotto braccio, mi stringeva il polso, mi passava una mano intorno alla vita e mi tirava a sé come per scuotermi, o cullarmi. Mi toccava, mi sfiorava, pur senza parlarmi, le sue mani commentavano». Chiara ma come fanno le mani a commentare? Certo il linguaggio delle mani può rivelare molto di una persona, secondo la scienza della comunicazione del corpo. Ma addirittura commentare, è un pochino azzardato.

Poi mi imbatto in questa frase che mi chiarisce tutto e chiedo scusa se ho pensato male. Adesso tutto appare più chiaro, più semplice. «Che significa che una persona ti piace, non è niente dire che ti piace una persona, è l'indicazione che vuoi starci vicino, una misura di prossimità, però quando ci arrivi vicino, riesci a vedere quello che ha intorno, ed è il contesto, o come vuoi chiamarlo, che alla fine ti piace. Per questo è facile innamorarsi ma amare è complicato, perché, spesso, non solo ti piacciono le cose che la persona di cui pensi di essere innamorata ha intorno, ma ti piacciono pure le persone che le stanno vicino, è difficile, è una specie di campo di forze. Non si dice gregge di forze ma campo di forze perché è una caratteristica dello spazio, e pure l'amore è una caratteristica dello spazio. Una persona, dove vive, chi ha intorno».

Chiaro no? Sicuramente sarà colpa nostra che non capiamo.

Sarà che non abbiamo una grazia incongrua.

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