Marco Zucchetti
Mille anime nella nebbia cremonese. Se vivi a Genivolta, per farcela non basta il Grande Salto. Per farcela servono avvitamenti e volteggi. Come quelli del concorso generale che hanno portato Vanessa sul tetto del mondo. In un soffio, leggera come i suoi 36 chili. Elegante e aggraziata come la farfalla che porta il suo nome. Vittoriosa come predice il suo cognome, Ferrari. Dolce come il soprannome che per gioco usa quando si firma. Semplicemente Vafer.
Vanessa Ferrari compirà sedici anni il 10 novembre e ha riportato l'Italia femminile sul podio iridato, dove non saliva dai mondiali di Basilea del 1950. Ma questa è la prima medaglia d'oro iridata della storia per una nostra ginnasta. Una gara splendida, cominciata con il miglior punteggio ottenuto al volteggio e con una prestazione da incorniciare alle parallele asimmetriche, dove con un 15.825 ha migliorato addirittura il punteggio di qualificazione. Concentrata, precisa, composta. Senza la favorita americana Chellsie Mennel che dà forfeit prima dell'inizio della gara, la corsa è con l'inglese Elizabeth Tweddle, che però spreca alle parallele e getta al vento le speranze di vittoria. Pericolosa poi la cinese Panpan Pang, splendida nel corpo libero. La Ferrari paga la sua dichiarata avversione per la trave, dove un errore le costa momentaneamente il primo posto. La svolta nell'ultima rotazione, dove la Pang sbaglia in pieno il volteggio e scende addirittura dal podio. Vanessa invece, sulle note di «Nessun dorma», centra un corpo libero perfetto, eseguendo a meraviglia il difficilissimo salto Tsukahara: 61.025 davanti all'americana Priess. Oro.
Già campionessa alle parallele agli Europei Juniores di Amsterdam 2004, cinque ori e un argento ai Giochi del Mediterraneo ad Almeria nel 2005, oro a squadre e argento nel corpo libero agli Europei di Volos, Vanessa è a ragione considerata il talento più puro espresso dalla ginnastica italiana femminile. Vanessa che ha anche un sito a lei dedicato (www.diecisiete17.com/vferrari). Vanessa che è uno scricciolo ed è alta un metro e quarantatré. Vanessa che gareggia con quattro viti in una mano per una brutta frattura rimediata un anno fa.
«Ma dentro le brucia uno spirito straordinario, una costanza di ferro - dice Bozena, che la conosce bene e gestisce il Bar Pesa vicino a casa Ferrari -. Una ragazza che fa ginnastica da quando aveva sette anni». Merito della mamma Galia Nikolova, bulgara di nascita, con cui da piccola Vanessa guardava le gare di ginnastica in tv. La ginnastica che fa parte della cultura dei Paesi dell'Est, ricorda Bozena, che viene dalla Polonia. «I suoi genitori la portarono in una palestra qui vicino, dove videro subito che Vanessa aveva le potenzialità giuste. Le consigliarono di andare a Brescia e da allora non ha più smesso».
Nove ore al giorno di allenamento, seguita da Enrico Casella, l'ingegnere nucleare suo allenatore. «Da quest'anno Vany va da sola, in pullman - ricorda Bozena -. Ma per anni i suoi genitori hanno fatto mille sacrifici. Sono così orgogliosi di lei. Però la più fiera è nonna Nikolina, venuta dalla Bulgaria per stare con i due fratellini mentre mamma Galia e papà Giovanni sono in Danimarca: in questi giorni le porto i giornali e si commuove nel vedere la sua nipotina».
I fratelli. Ivan e Michele, gemelli di dodici anni che stravedono per Vany. Girano per il paese semideserto, guardano i giostrai che montano le autopiste per la sagra. «Ci manca un po', Vany. Quest'estate l'abbiamo vista pochissimo: prima in ritiro a Trieste, poi a Milano, adesso ad Aarhus», dicono e pensano a quando «da piccola era caduta in piscina e per poco non annegava».
Una famiglia di sportivi, riservata, la casa ordinata come la vita di Vanessa. «Ha fatto grandi sacrifici per la ginnastica, ma ora raccoglie i frutti. Peccato che qui in paese non sia celebrata come merita: qui guardano solo il calcio.
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