
I giornali sono un po' uno zoo. E i giornalisti curiosi animali domestici cui piace, anche se fanno finta di no, mettersi in mostra. Il Giornale non fa eccezione. Anzi.
Per le stanze del Giornale, un'arca di Noè più che un vascello pirata, fin dalla fondazione si sono aggirati parecchie bestie, oltre a quelle che scrivevano da cani. Leggendario il merlo indiano che Angelo Rizzoli affidò a Montanelli e che rimase per anni in via Gaetano Negri. Era imbattibile nel ripetere le peggiori parolacce che sentiva. Poi c'era il pastore tedesco di Indro: si chiamava "Gomulka" e glielo aveva regalato l'amata Colette. C'era il pitone che Paolo Longanesi, figlio di tanto padre, ogni tanto portava in redazione, arrotolato attorno al collo. C'era la bassotta "Topa" di Letizia Moizzi, cronista e nipote di Montanelli. C'era un grande acquario dove un caporedattore ferocemente anticomunista teneva pesci tropicali di tutte le specie, tranne, appunto "rossi". E - ma non c'entra nulla - uno dei colonnelli del Giornale, all'epoca, era Giancarlo Mazzuca. Detto "Cagnone".
E poi c'erano naturalmente i barboncini di Mario Cervi, che chiamava tutti "Golia". "Golia I", "Golia II"... L'ultimo, e sembra una storia da giornale, morì cinque giorni dopo il suo padrone (e nostro Maestro). Era il 2015.
A proposito di Cervi. Lui era un fidatissimo amante di Fido: come Montanelli adorava i cani, li ha sempre avuti, li ha spesso portati in redazione. È significativo che i giornalisti più liberi scelgano come compagnia un animale che deve stare al guinzaglio. I famosi watchdog della democrazia...
Poi, se volessimo dividere i direttori del Giornale tra "cagnofili" e "gattofili", Vittorio Feltri si colloca senza dubbio nella seconda categoria. "Ciccio", "Rosso", "Bianca"... Ne ha sempre avuti due o tre perché "il gatto è un individualista. E insegna due cose fondamentali: autonomia, e non rompere i coglioni al prossimo. Vi sembra poco?". Personalmente, no.
Poi Maurizio Belpietro, il direttore di ghiaccio. Dicono che l'unica volta che l'hanno visto piangere in redazione fu per la morte del suo cane. E lui lo chiamavamo "il Mastino". Mario Giordano non lo so... È vero che è un gattolico praticante, ma lavora troppo: difficile che ami il gatto, l'essere più pigro del mondo animale. Augusto Minzolini è un altro gattofilo. Ricorda il Gatto del Cheshire, lo Stregatto: come lui ha la capacità di scomparire e riapparire a piacimento, sempre con la notizia in bocca.
E infine
Alessandro Sallusti, uno che in ordine crescente ama: i gatti, i cani e se stesso. Non scondinzola con nessuno, non abbaia mai, in tv sembra un Bulldog ma con noi è molto buono. E comunque, anche come giornalista, è di razza.