da Roma
Leggendo la prolusione che ieri ha pronunciato il cardinal Ruini è difficile individuarvi particolari novità o apprensioni rispetto ai precedenti discorsi. Eppure in quellinvito alla coesione e alla collaborazione tra Unione e Cdl, in quellappello a muoversi nella consapevolezza del consenso ottenuto - vale a dire ben sapendo che maggioranza e opposizione rappresentano ognuna lesatta metà del Paese - si ritrova unindicazione importante, un invito a contribuire insieme alla soluzione dei problemi che affliggono lItalia. È noto come nelle scorse settimane più volte sia il quotidiano cattolico Avvenire sia singoli vescovi abbiano auspicato una scelta condivisa nella designazione del nuovo inquilino del Colle più alto.
La scelta di una personalità di garanzia e non di parte, soprattutto unelezione condivisa da maggioranza ed opposizione. Questo comè noto, non è avvenuto. Certo, il discorso pronunciato ieri dal Presidente Giorgio Napolitano ha offerto dei segnali di speranza: ha definito la famiglia come «la più grande ricchezza dellItalia», ha detto di raccogliere «il riferimento ai valori umani e cristiani che sono patrimonio del popolo italiano», aggiungendo di sapere «quale sia stato il profondo rapporto storico tra la cristianità e il farsi dellEuropa». Soprattutto, Napolitano ha aggiunto di aver tratto «la convinzione che debba laicamente riconoscersi la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso» e «svilupparsi concretamente la collaborazione, in Italia, tra Stato e Chiesa cattolica in molteplici campi in nome del bene comune».
Proprio il tema della «dimensione pubblica e sociale» del fatto religioso è tra quelli che più sta a cuore alla Chiesa, accusata da alcune forze politiche del centrosinistra di indebita ingerenza quando interviene su temi come quelli etici. Ciò che ora preoccupa la Cei è dunque la reale incidenza che potranno avere nellimmediato futuro alcune delle forze della maggioranza proprio sui temi «caldi» come quello della difesa della vita e della famiglia.
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