Il primo viaggio a Nicea per i 1700 anni del Concilio: Prevost non dimentica l’Est

La visita simbolica che richiama all’unità della Chiesa e all’essenzialità della fede. Con un occhio all’evangelizzazione asiatica

Il primo viaggio a Nicea per i 1700 anni del Concilio: Prevost non dimentica l’Est
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Il primo viaggio internazionale del pontefice americano sarà un ritorno alle origini della fede. Papa Leone XIV è atteso a Nicea per i 1700 anni dal Concilio. Robert Francis Prevost sceglie così la piccola città di Iznik, in Turchia, come prima meta del suo percorso da vescovo di Roma. «Lo stiamo preparando», ha risposto oggi, a un giornalista che gli chiedeva del viaggio nella cittadina dell'Asia minore. È una delle mete che avrebbe dovuto toccare Papa Francesco.

Da Nicea arriva il «Credo» che viene recitato anche a Messa. Quel Concilio ecumenico, nel 325 d.C., ha sancito la formula di fede che crede, appunto, nella natura una e trina di Dio. Non solo: Nicea ha sancito pure l'unità della Chiesa universale, opponendosi all'eresia ariana. La visita, dopo una lunga fase in cui si è spesso paventato il «rischio scisma», diventa sì un richiamo alla comunione con le Chiese d'Oriente ma anche un segnale interno alla Chiesa cattolica: la «guerra dottrinale», grande protagonista sotto il pontificato di Jorge Mario Bergoglio, è finita. Joseph Ratzinger, analizzando il valore di Nicea da teologo, aveva individuato l'esistenza di «nuovo arianesimo» da contrastare. E lo aveva individuato nel relativismo. Papa Leone, invece, ha già chiamato per nome il nemico del cattolicesimo contemporaneo: l'«ateismo di fatto». Definizioni diverse per fenomeni sovrapponibili. Nicea, dicevamo, ha sancito «Il Credo», che poi è «l'essenziale» della fede cristiano-cattolica. È per la Chiesa la base per «sparire perché rimanga Cristo», come il Papa ha suggerito, apparendo per la prima volta in Piazza San Pietro.

Ma il viaggio a Iznik ha pure altre valenze: una geopolitica e una vocazionale. E le due dimensioni si intrecciano. La Chiesa cattolica è reduce da un Conclave in cui molti osservatori avrebbero volentieri scommesso su un Papa asiatico. Questo vale soprattutto per chi ritiene che il futuro del cattolicesimo passi dall'evangelizzazione dell'Est del mondo, oltre che da un buon rapporto con la Cina. La scelta dei cardinali è andata da tutt'altra parte: negli Stati Uniti. Ma la «questione orientale» è rimasta aperta, con l'Asia che ha espresso ben 23 cardinali elettori nell'ultimo Conclave, nonostante soltanto il 3% della popolazione di quel continente professi la fede cattolica. Una sproporzione - considerata la crescita demografica media delle popolazioni asiatiche - che questo pontificato è chiamato a ridurre.

Papa Francesco sarebbe dovuto andare a Iznik il 24 maggio. Per ora la data rimane quella. Insieme a Papa Leone XIV dovrebbe esserci il patriarca Bartolomeo di Costantipoli. Per Papa Leone un primo passo che sa molto di tradizione.

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