Per vedere Giuliano, 25mila in fila

Dal lavoratore della Scala che chiede più fondi alla cultura al bambino che, deluso di non averlo potuto incontrare a Palazzo Marino, chiede al sindaco di andare a trovarlo nella sua scuola di via Narcisi. Sono numerosissimi i messaggi lasciati dai cittadini in visita in Comune, in occasione della Festa della Repubblica. I cittadini che sono entrati nelle stanze del Comune avevano anche la possibilità di lasciare messaggi per il sindaco Giuliano Pisapia in un librone che battezza l’ingresso della nuova giunta negli uffici. Tra le richieste più gettonate quella di mettere a posto le buche nelle strade e gli auguri di buon lavoro, conditi dalla volontà di partecipare attivamente al lavoro della prossima amministrazione. Tanti anche i messaggi dei bambini: alcuni alunni della scuola di via Stoppani chiedono attenzione agli alberi e alla natura e più piste ciclabili per le mamme.
La gente segnala i disagi concreti, quelli con cui ha a che fare tutti i giorni, quelli che riguardano il quartiere e l’isolato dove abitano. Il sindaco prenderà nota di tutto e distribuirà alla squadra dei suoi nuovi assessori i problemi da risolvere. Anche se si tratta solo di qualche marciapiede dissestato. La festa della Repubblica di ieri ha proclamato Pisapia sindaco dei bambini. In tanti sono andati a salutarlo, con mamma e papà, qualcuno timido, qualcuno più spigliato. E lui ha avuto carezze per tutti. E battute calcistiche per chi si è presentato con la maglietta del Milan. «Da quando sei milanista?». «Da quando sono nato». «Bene, è importante essere coerenti». Pisapia scherza con i più grandicelli, chiede il nome a tutti e stringe la mano anche ai piccoletti di quattro anni, facendoli sentire adulti.
Tanti anche i messaggi che Pisapia sta ricevendo sul suo sito. E lui, nel blog che aggiorna più o meno quotidianamente, si racconta: «Il viaggio è finito scrive - . Siamo arrivati a casa. A casa nostra. E la nostra casa deve essere accogliente, pulita, aperta. Tocca a noi farla così. A ognuno di noi. Buona nuova Milano, milanesi!». Poi, ancora impacciato con indosso la fascia tricolore, parla di sé: «Che giornata straordinaria, quella di ieri, che vortice di emozioni, che voglia di cantare, che felicità. Voglio proprio spiegarla, questa parola, perché la ripeto sempre e qualcuno non capisce perché. Domenica, a metà pomeriggio ho interrotto una riunione per rispondere a una mail.

Mi scrivevano: sono Irene, ho 25 anni, e non capisco come lei faccia a promettere la felicità. La felicità – le ho risposto - non viene dal possedere un gran numero di cose, ma dall’orgoglio del lavoro che si fa». Amen.

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