Veglione con stupro, sotto torchio gli invitati

È incentrata su un giovane di Roma l’attenzione degli investigatori incaricati delle indagini sulla violenza sessuale che una ragazza di 24 anni, anch’ella romana, asserisce di aver subito nel castello Costaguti di Roccalvecce, vicino a Viterbo. Al momento, tuttavia, il procedimento penale aperto dalla Procura della Repubblica di Viterbo resta contro ignoti, in quanto nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. La giovane neolaureata romana, che al capo della Squadra Mobile viterbese Fabio Zampaglione ha ribadito lunedì sera di avere solo dei flash di quanto sarebbe avvenuto la notte di San Silvestro in una stanza appartata del castello, ha acconsentito a fornire agli inquirenti gli indumenti intimi indossati nella notte di Capodanno, ora sottoposti ad accertamenti tecnico-scientifici in un laboratorio specializzato. Ieri sono stati inviati alla polizia scientifica di Roma altri reperti, tra i quali i cuscini che erano sul divano in cui sarebbe avvenuta la violenza, per essere esaminati. Gli inquirenti sono inoltre in attesa dell’esito degli esami tossicologici eseguiti alla giovane al Sant’Andrea, che potranno chiarire se le siano state somministrati a sua insaputa degli stupefacenti e, in particolare, la cosiddetta «droga dello stupro», una sostanza incolore, inodore e insapore rivelabile solo con un apposito esame.
E ieri nuovi interrogatori ai partecipanti della festa al castello di Roccalvecce. Zampaglione sta tentando di ricostruire tutti i dettagli della vicenda al fine individuare con precisione il reato eventualmente contestabile.

La violenza sessuale compiuta da un unico individuo è infatti perseguibile solo a querela di parte, a meno che all’eventuale indagato non vengano contestate delle aggravanti. Al contrario, la violenza sessuale di gruppo è perseguibile d’ufficio. La ragazza finora non ha ancora presentato una formale denuncia ma ha ancora tre mesi di tempo per presentarla.

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