In vendita libri sulla «rivoluzione proletaria»

nostro inviato a Vicenza

«Mobilitazione rivoluzionaria delle masse sotto la direzione della classe operaia e instaurazione del socialismo». «Eliminare la borghesia imperialista che dirige la società». «Ricostruzione del partito comunista e instaurazione del marxismo-leninismo-maoismo come teoria guida». Propositi che si leggono in un opuscolo dei Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo) in vendita ieri a Vicenza durante il corteo antimilitarista. Una sessantina di pagine stampate a ciclostile, la ripubblicazione di un libretto uscito nel 1995 per il centenario della morte di Engels. Una dispensa appartenente a una collana che comprende scritti dello stesso Engels, Stalin, Mao e dei brigatisti Sante Notarnicola, Prospero Gallinari, Bruno Seghetti, Francesco Piccioni, Andrea Coi. «Opere che danno un valido contributo all’arricchimento del patrimonio teorico del movimento rivoluzionario», spiega una nota.
Alle tesi dei Carc si sono affiancati ieri i proclami del Partito comunista internazionale, che si scaglia contro «il pacifismo ipocrita e imbelle» e vuole «la guerra di classe» in un documento «contro l’antiamericanismo piccolo-borghese e nazionalista e per la nascita dell’antimilitarismo proletario». Il Pci si oppone ai comitati locali contro la base al Dal Molin: «Il movimento di protesta dev’essere disertato dai comunisti e da tutti i proletari coscienti, perché il cosiddetto comitato del no è costituito da no-global, rifondatori comunisti, suore, boy scout, leghisti atipici e fascisti puri e duri». Pacifismo «melenso e imbelle».
Si trova tutto e il suo contrario nel lungo corteo di Vicenza: è la rivincita del volantino, del ciclostile che esce dai musei, della militanza vecchio stile, delle mille testate rivoluzionarie come il mensile «Nuova Unità» che rilancia lo slogan «Proletari di tutto il mondo unitevi».

AsiCuba Umbria diffonde volantini «perché Vicenza non diventi un’altra Guantanamo» auspicando «Fuera los gringos de Cuba e da Vicenza». Gli anarchici sono convinti che «fermarli è possibile». Solidarietà proletaria se la prende invece con l’isolamento carcerario e il 41 bis applicato ai prigionieri politici.

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